05/03/2013
Undici bibliotecari irakeni delle
minoranze caldea, cattolica, siriaca ortodossa, baha’i, yazida e mandea, hanno
seguito un corso di formazione sulla conservazione di manoscritti delle prime comunità cristiane: è la conclusione e la rinascita di un percorso iniziato nel 2003 con l'obiettivo di trovare un punto di incontro sulla salvaguardia del comune patrimonio culturale presso la Biblioteca e Archivio nazionale di Baghdad.
Protagonista del progetto
"Libri della riconciliazione", l'organizzazione non governativa
"Un ponte per...", che ha interpretato e fatto propria l'ambizione sintetizzata nelle parole della dottoressa Saad Eskander, direttore della Biblioteca di Baghdad: «Nell'Irak di oggi, la collaborazione e l'unità tra le minoranze è la via maestra per garantirne la sopravvivenza e per combattere i tentativi di assimilazione dei gruppi maggioritari».
Un lavoro costante di mediazione, fatto di piccoli passi avanti quotidiani, per abbattere diffidenze e alimentare curiosità: la fiducia, infatti, è la parola chiave di un progetto che ha scelto la cultura come chiave per il dialogo interetnico.
Un tesoro, quelli dei preziosi manoscritti, che ha rischiato di andare perduto nell'aprile del 2003, prima per i roghi, poi per i saccheggi e i vandalismi. Certo, erano ancora giorni di guerra, ma quello accadde alla Biblioteca nazionale fu il motore di un imponente movimento di protesta che vide in prima linea l'Associazione italiana biblioteche con la Biblioteca nazionale centrale di Firenze e la British library: i report quotidiani del direttore della Biblioteca di baghdad Saad Eskander, esiliato curdo tornato in patria per la resistenza, commossero il mondo per lo stoico tentativo di salvare la storia di un'interna Nazione e di tutti i suoi popoli.
I danni furono ingenti e tra le bancarelle dei mercati locali gli sciacalli svendettero per pochi denari testi unici di filosofia e matematica, manoscritti degli archivi dei re persiani e documenti imperiali ottomani. Ma il 25% del patrimonio librario non tornerà mai più indietro, così come il 60% degli archi nazionali e la quasi totalità delle collezioni di fotografie e mappe storiche.
Un mondo da ricostruire per il quale l'organizzazione "Un ponte per..." ha messo in campo risorse ed energie in tutte le fasi della ricostruzione, da quelle necessarie a rimettere in piedi l'edificio al sostegno ai laboratori di recupero dei testi, sfruttando, infine, il suo know how nel tessere relazioni "diplomatiche", per far sedere allo stesso tavolo persone che per ragioni culturali, religiosi, di appartenenza sono profondamente diverse.
Anche grazie al finanziamento dell'8 per mille della Conferenza episcopale italiana, i bibliotecari di ciascuna comunità, formati in questa prima tranche, inizieranno la minuziosa opera di conservazione e restauro del "proprio" patrimonio librario e archivistico.
Nei prossimi due anni, questo è l'obiettivo, sarà un susseguirsi di occasioni di confronto e di momenti di studio comuni tra tutti i rappresentanti delle minoranze etniche coinvolte: a breve saranno anche consegnati i materiali tecnici necessari così da rendere sempre più autonoma l'operazione di restauro e conservazione. Al termine, è previsto un rapporto di ricerca sul patrimonio culturale delle minoranze etniche.
Alberto Picci