03/12/2010
L'immagine della campagna di Medici con l'Africa-Cuamm lanciata in occasione dei 60 anni dell'Ong.
«Il nostro modo di festeggiare è un nuovo impegno: arrestare uno sterminio silenzioso. Vogliamo difendere la vita dei troppi bambini che rischiano di morire e la vita delle loro mamme».
Le parole sono di Don Dante Carraro, direttore di Medici con l’Africa-Cuamm. Il motivo dei festeggiamenti è un importante anniversario per la storica organizzazione non governativa di Padova: il 3 dicembre compie 60, fondata nel lontano 1950.
Don Dante ha da poco meno di due anni raccolto il testimone di monsignor Luigi Mazzuccato, uno dei “padri” della cooperazione italiana, che ha guidato il Cuamm per oltre secolo (oggi don Luigi cura le relazioni esterne della Ong), facendo del piccolo Collegio Universitario per Aspiranti Medici Missionari – questo il significato dell’acronimo Cuamm – la grande realtà attuale.
Sessant’anni: la prima nata fra le Ong italiane in campo sanitario. L’importante anniversario è stato celebrato in due momenti distinti. Il primo, l’11 novembre scorso, con due appuntamenti di rilievo: da un lato, il conferimento, da parte dell’Università di Padova, della laurea honoris causa in diritti umani a don Luigi Mazzuccato; dall’altro, la visita d’eccezione del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.
Ora, con la vera e propria data di “compleanno”, si avviano le altre iniziative: una mostra che ripercorre la lunga e densa storia dell’Ong padovana; un reportage realizzato da Rai News 24 trasmesso –proprio il 3 dicembre –dall’ospedale di Wolisso, in Etiopia; sei documentari tematici sulla storia e il presente del Cuamm che andranno in onda su Tv2000, il canale satellitare della Cei; e, ancora, un libro che racconta i sessant’anni di «questa straordinaria avventura», per usare le parole di don Mazzuccato, scritto dal giornalista e scrittore Paolo Rumiz.
Una festa, ma insieme un nuovo impegno, dicevamo: «Ogni anno, nel mondo, dando alla luce un figlio muoiono 265 mila donne e soccombono circa 2 milioni e mezzo di neonati. Uno sterminio che non possiamo più accettare. La campagna di sensibilizzazione è coerente con le priorità che ci siamo posti come Ong attiva nel campo sanitario », spiega Giovanni Putoto, medico “di lungo corso” del Cuamm e oggi responsabile della pianificazione.
«Vogliamo concentrarci nell’ambito materno-infantile. Lo facciamo perché questo dato indica il divario maggiore fra Nord e Sud del mondo, e, all’interno di ogni Paese, fra ricchi e poveri». «Puntiamo a inserirci nei sistemi sanitari nazionali, accompagnandone lo sviluppo», aggiunge il dottor Putoto. «E l’area maternoinfantile è quella che più di ogni altra ha bisogno di un sistema che funzioni. È dimostrato che anche gli interventi più semplici, che si possono fare a domicilio, se ben fatti abbassano sensibilmente le statistiche di mortalità ».
I dati dicono che la spesa sanitaria pro capite nell’Africa subsahariana oscilla tra 10 e 20 dollari. In Italia è di 1.700. Per fare un esempio, in Etiopia (uno dei Paesi più problematici per la salute delle mamme e dei bambini) c’è un’ostetrica ogni 20 mila abitanti. Una donna africana ha il rischio 300 volte superiore rispetto a una donna europea di morire di parto.
«Noi vogliamo percorrere l’ultimo miglio insieme a chi fatica e non ha nulla, cercando di arrivare dove non arriva nessuno», conclude Putoto. La storia del Cuamm significa 160 programmi sanitari principali realizzati in collaborazione con il Ministero degli Esteri italiano, l’Unione Europea e le varie agenzie internazionali; la gestione di 214 strutture sanitarie, di cui 35 ristrutturate o costruite ex novo.; interventi in 40 Paesi, in Asia, America Latina, Medio Oriente e soprattutto Africa.
Dal 1950, quando il Cuamm inizia la sua attività con lo scopo di preparare studenti di medicina italiani e stranieri per l’attività medica e missionaria nel Sud del mondo, l’Ong di Padova è molto cambiata: «Oggi andiamo a formare medici e infermieri direttamente nei Paesi dove siamo presenti con i nostri progetti sanitari», spiega don Dante Carraro. «Nel 2002», aggiunge il direttore, «l’organismo ha assunto il nome di Medici con l’Africa-Cuamm per meglio specificare il proprio impegno non “per”, ma “con” l’Africa. Abbiamo avviato nuovi programmi, come quello di Sofala nel Mozambico (2005) e di Yirol nel Sud Sudan (2007). Nel 2007 abbiamo avuto le prime 13 lauree in medicina conseguite da studenti mozambicani dell’Università Cattolica di Beira, che sosteniamo sia a livello economico sia didattico».
In questo decennio sono 321 i medici, infermieri, logisti inviati nelle missioni mediche in Africa: in Angola, Etiopia, Kenya, Mozambico, Ruanda, Sud Sudan, Tanzania e Uganda.
«La nostra missione è di andare là dove non c’è nessuno, dove gli aiuti non arrivano o stentano ad arrivare, il distretto, il villaggio, la comunità familiare, là dove il bisogno è reale ed è sconosciuto, dimenticato, là dove il lavoro silenzioso, quotidiano, non fa notizia», conclude don Luigi Mazzuccato.
«La nostra storia è intessuta di testimonianze vissute nel silenzio, operai instancabili della salute, medici, volontari, invisibili come sono stati definiti i nostri. Conserviamo le testimonianze di tante vite silenziose, a volte eroiche, spese per i poveri, per l’Africa, per il diritto alla salute per tutti, non reclamato a parole, ma promosso con i fatti, sul campo. Uomini e donne concreti, di azione, ma anche capaci di pensiero, di analisi, di critica, di valutazione, di ricerca, di innovazione. Le disuguaglianze nella salute nel mondo restano impressionanti».
Luciano Scalettari