05/12/2012
Mauro Platè con famiglia, nominato dalla Focsiv "volontario dell'anno" (foto Leto).
Ricorda a tutti che il buon samaritano
continua ad avere ancora tanti seguaci.
Il 5 dicembre il mondo celebra la Giornata
internazionale del volontariato
dell’Onu. Quest’anno, però, c’è poco da festeggiare.
Il 2012, infatti, ha dispensato molte
delusioni. In Italia, almeno. La prima a
marzo, quando il Governo ha cancellato, con
eccessiva fretta, l’Agenzia per il Terzo settore.
Istituzione che garantiva il corretto rapporto
tra lo Stato e il mondo delle associazioni. A
maggio, la seconda stoccata, con i pagamenti
ritardati del 5 per mille e la riduzione immotivata
del fondo. Sempre più esiguo.
Non è andata meglio in autunno. La legge
di stabilità ha messo a rischio le donazioni
al volontariato. E ha proposto di alzare di
sei punti l’Iva sulle prestazioni sociali. A discapito
di chi opera con minori, non autosufficienti
e disabili. Un suicidio. Né arrivano segnali
positivi sull’Imu per gli enti non profit. Il
legislatore fatica a riconoscere e a valorizzare il
prezioso mondo del volontariato. È succube
del “dio denaro”. Una divinità cieca e despota.
Eppure, non è difficile distinguere le mense
della Caritas dagli esercizi commerciali.
Come far fronte a tutto ciò? La Conferenza
del volontariato, svoltasi all’Aquila nell’ottobre
scorso, ha dato un segnale d’impegno
grandissimo. Andrea Olivero, presidente nazionale
delle Acli, ha evidenziato come centinaia
di volontari hanno attivato una compatta
rete di solidarietà. Con tante storie
esemplari, come quella di Mauro Platè, scelto
dalla Focsiv come “volontario dell’anno”
(gli abbiamo dedicato la copertina e ne parliamo
a pagina 40). Oltre un milione di volontari
si spendono, ogni settimana, per far fronte
ai disagi e alle povertà crescenti.
Ma c’è di più. Aprono anche nuove “piste”
di cittadinanza attiva e di democrazia partecipata.
Oltre agli interventi per alleviare le
sofferenze dei più deboli, sono presenti in
nuovi campi di impegno: dall’integrazione
dei migranti alla difesa della legalità, alla
tutela ambientale. Assieme alla denuncia
delle cause che producono miseria, emarginazione
e inquinamento.
Grandi piaghe che inquinano
la nostra vita sociale. Dove la forbice
tra ricchi e poveri è sempre più larga. In un
clima di illegalità diffusa, che scarica sui poveri
gli oneri della crisi. E lascia intatti i privilegi
delle “categorie forti”. Intoccabili e arroccate
a difesa dei propri interessi. Con scarsa partecipazione
al bene comune.
Il Paese apprezza i volontari. Una ricerca
Eurispes 2011 riconosce loro una fiducia del
77,4 per cento dei cittadini. Più di ogni altra
istituzione. Quindici milioni di contribuenti
li sostengono con il 5 per mille. Oltre alle donazioni,
che continuano anche in tempi di
crisi. I terremotati dell’Emilia, gli alluvionati,
le centinaia di migliaia di famiglie impoverite
sanno di poter contare sul volontariato.
Serve, allora, al Paese fare a meno di questo
immenso patrimonio?