06/07/2012
Famiglia cinese in Piazza Duomo, a Milano. Questa fotografia e quella di copertina sono dell'agenzia Eidon.
Se n’era avuto sentore già quando, dati anagrafici alla mano, il cognome Hu aveva scalzato dal secondo posto dei cognomi più diffusi a Milano il classico Brambilla. In questi giorni è arrivata la conferma, dalla pubblicazione Asia-Italia, scenari migratori, che le presenze asiatiche nel nostro Paese sono decisamente in crescita. Secondo la pubblicazione di Caritas italiana e Migrantes, curata da Idos e finanziata dal Fondo europeo per l’integrazione, infatti, i cittadini provenienti da Paesi orientali iscritti nelle anagrafi italiane alla fine del 2010 erano 767 mila (il 16,8 per cento del totale degli stranieri) con un aumento rispetto all’anno precedente dell’11,5. In tutta l’Unione europea i cittadini d'origine asiatica erano poco più di quattro milioni.
In Italia le comunità più numerose sono quella cinese (210 mila, di cui il 48,4 per cento donne), quella filippina (134 mila, di cui 57,8 per cento donne). Seguono i cittadini provenienti dall’India (121 mila, 39,3 per cento donne), dal Bangladesh (82 mila, 32,2 per cento donne), Sri Lanka (81 mila, 44 per cento donne) e Pakistan (76 mila, 34 per cento donne). Le principali Regioni di destinazione sono la Lombardia (30,4 per cento), il Lazio (13,2 per cento) e l’Emilia Romagna (11,5 per cento). «Il libro», ha spiegato Angelo Malandrino, responsabile per l'Italia del Fondo europeo per l'integrazione, «ha lo scopo di introdurre alla situazione presente, per prepararsi agli scenari futuri che dovremo affrontare».
Brescello (Reggio Emilia), cameriere cinese. Foto di Nino Leto /Famiglia Cristiana.
Secondo il Comitato di presidenza del Dossier statistico immigrazione che ha voluto la pubblicazione e di cui fanno parte monsignor
Francesco Soddu, direttore di Caritas Italiana, monsignor Giancarlo
Perego, direttore generale della Fondazione Migrantes e monsignor Enrico
Feroci, direttore della Caritas diocesana di Roma, «una buona
conoscenza della situazione attuale e dei futuri scenari migratori è
indispensabile per impostare adeguatamente i rapporti tra l’Italia e i
diversi Paesi dell’Asia e conseguire, così, obiettivi soddisfacenti a
livello economico, socio-culturale e anche religioso».
Dalla ricerca emerge anche che molti vescovi cattolici dei Paesi
asiatici hanno esortato i Governi a non considerare l’emigrazione una
scappatoia ai problemi politici, economici e sociali di un Paese e a
impegnarsi per favorire la crescita interna. Inoltre è stato
sottolineato che l’Asia è l’area di destinazione della maggior parte
delle rimesse mondiali. Quelle in partenza dall’Italia sono oltre 6,5 miliardi di euro.
Annachiara Valle