Ricerca, quant'è duro essere madri

Un Rapporto di Save the Children sullo stato della maternità nel mondo. La Norvegia è il posto migliore. Il Paese peggiore è il Niger, dove circa 20 donne su cento sono denutrite.

09/05/2012
Un centro di assistenza infantile in Niger (Ansa).
Un centro di assistenza infantile in Niger (Ansa).

Il Niger è diventato il Paese peggiore al mondo dove essere madre. Lo rileva il tredicesimo Rapporto sullo Stato delle Madri nel Mondo dell'Associazione Save the Children. La Norvegia si conferma invece al primo posto, in una classifica che comprende 165 Paesi e tiene conto di fattori come la salute, l’istruzione e lo stato economico e sociale delle madri, insieme ad indicatori della condizione infantile quali salute e alimentazione. L’Italia è scesa in 2 anni dal 17° al 21° posto e non è stata capace di segnare nell’ultimo anno progressi significativi. All'ultimo posto della classifica il Niger prende il posto dell'Afghanistan, che si era trovato nel ruolo di fanalino di coda negli ultimi due anni.

Nello stato africano la grave crisi alimentare in atto sta minacciando direttamente la vita di 1 milione di bambini, ma sono ben 7 i paesi tra gli ultimi 10 della classifica di Save the Children ad essere attualmente colpiti da una crisi analoga. Nei 30 Paesi meno sviluppati la percentuale di bambini affetti da rachitismo - la condizione medica causata dalla malnutrizione cronica che ne impedisce lo sviluppo e la crescita mentale e fisica – è del 40% o più, ed è peggiorata negli ultimi vent’anni in 4 tra gli ultimi 10 paesi della classifica.

In Asia, nonostante i progressi fatti in alcuni paesi, il rachitismo colpisce la metà dei bambini che vivono in Afghanistan e India. L’esposizione concreta al rischio di malnutrizione cronica riguarda oggi, nel mondo, ben 171 milioni di bambini. “E’ un quadro drammatico, e dobbiamo ormai fare i conti con un vero e proprio circolo vizioso in cui le madri, spesso già affette loro stesse da malnutrizione durante l’infanzia, danno luce a neonati sottopeso perché non nutriti adeguatamente nel loro grembo durante la gestazione,” dichiara Valerio Neri, direttore generale di Save the Children Italia.

C’è una stretta correlazione tra le condizioni in cui versa una madre, sia fisiche che di lavoro o istruzione, e le condizioni di salute del suo bambino. Il rapporto di Save the Children segnala come nell’Africa Sub-sahariana fino al 20% delle donne è ritenuto in condizioni di sottopeso eccessivo, e la percentuale sale fino al 35%, più di 1 donna su 3, nell’Asia meridionale. È chiaro che queste donne hanno un’elevata probabilità di mettere al mondo un figlio con un quadro di salute precario”.

(Ansa)
(Ansa)


È impressionante il confronto con la condizione delle donne in Norvegia. Nel paese scandinavo una donna riceve in media ben 18 anni di istruzione scolastica contro i 4 del Niger, dove a livello politico solo il 14% dei seggi in parlamento sono occupati da donne contro il 40% dell’assemblea norvegese. In Norvegia il 100% delle nascite avviene con l’assistenza di personale medico specializzato, che è presente invece solo in un caso su tre in Niger, dove 1 mamma su 16 muore per cause legate alla gravidanza o al parto (il rischio di mortalità materna è di 1 su 7.600 in Norvegia).

L’Italia si colloca al 21° posto della classifica – a metà dei 43 Paesi più sviluppati - ma alle spalle di Portogallo (15°), Spagna (16°) e Grecia (20°). Colpiscono in particolare in negativo i dati relativi alla condizione della donna e al suo ruolo o riconoscimento sociale nel nostro Paese. La percentuale delle donne sedute in parlamento è pari al 21%, e risulta inferiore rispetto a quella di paesi come l’Afganistan (28%), l’Angola (38%) o il Mozambico (39%). Lo stipendio medio delle donne non va oltre al 49% di quello degli uomini a parità di mansioni, tra i Paesi sviluppati fanno peggio solo l’Austria (40%), il Giappone e Malta (45%), mentre invece 2 paesi su 3 registrano una percentuale superiore al 60%.

Roberto Zichittella
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