10/06/2013
Come può il G20 contribuire allo sviluppo? La risposta arriva dal Cisde, di cui Focsiv è membro italiano, e riparte dall'analisi delle questioni affrontate nel Piano d'azione pluriennale sullo sviluppo di Seoul che riguardano l'accesso dei Paesi del Sud del mondo ai finanziamenti per la realizzazione di politiche pubbliche di sviluppo (Agenda di sviluppo, regolazione finanziaria, pianto anti corruzione, finanza innovativa, ecc...).
In particolare si è voluto riportare al centro del dibattito la necessità di introdurre meccanismi che responsabilizzino i Governi del G20 rispetto agli obiettivi da perseguire, la previsione di politiche di sviluppo coerenti, il miglioramento dei rapporti con i rappresentanti della società civile e con i Paesi a basso reddito per definire in modo "credibile" le prospettive reali delle comunità più povere. E ancora, l'esigenza di affrontare le lacune della governance globale e i limiti delle capacità di coordinamento delle politiche macroeconomiche che hanno ritardato lo sviluppo del sistema economico mondiale e la "revisione" degli impatti sulla povertà e sulla sostenibilità per la promozione di economie inclusive regolando gli investimenti diretti provenienti dall'estero.
«Le principali cause della crisi economica - si legge nel documento diffuso - sono da ricercare nel fallimento dei sistemi di regolamentazione e di controllo del settore finanziario. È fondamentale quindi agire per creare un quadro più solido, coerente e maggiormente regolamentato su un sistema finanziario che dovrà realizzare una crescita sostenibile e che si ponga al servizio delle imprese e dei cittadini».
Ma come? Le raccomandazioni sono mirate e, soprattutto, concrete: «La legge “Dodd-Frank” statunitense e le riforme del 2011 della Commissione europea mediante le direttive sulla Trasparenza e i Requisiti di Credito, hanno creato un clima ideale per il G20 per definire nuovi standard globali per la trasparenza finanziaria aziendale. Il G20 dovrebbe per lo meno ribadire il proprio inequivocabile sostegno alla definizione di nuovi parametri che specificano il contenuto degli obblighi e garantiscono condizioni di parità per le industrie estrattive e per i settori economici strategici nei paesi in via di sviluppo (telecomunicazioni, costruzioni e banche)».
«Sono necessarie nuove risorse finanziarie per aiutare i paesi poveri ad affrontare gli impatti dei cambiamenti climatici e per garantire il passaggio a sistemi di produzione a basse emissioni di carbonio. In particolare è necessario che il G20 riaffermi l'importanza di introdurre una tassa sulle transazioni finanziarie, di destinare gli introiti a programmi sociali e limitare gli effetti dei cambiamenti climatici attraverso il Fondo verde per il clima; richiami l’attenzione del gruppo di studio per il finanziamento del clima sulla possibilità di mitigare le emissioni, senza alcun costo aggiuntivo per i paesi in via di sviluppo; dia seguito agli impegni di Pittsburgh per porre fine ai sovvenzionamenti destinati ai combustibili fossili, e reindirizzare i fondi a iniziative internazionali per il clima».
«Le misure poste in essere dal G20 hanno posto troppa enfasi sugli obiettivi di crescita aggregata. Per realizzare livelli di crescita più sostenibili che riducano le condizioni di povertà e restringano il divario tra i diversi livelli di sviluppo, il G20 dovrà: concentrarsi su Piani di Azione che garantiscano benefici diretti alle imprese di piccola scala e che siano rivolti ad un miglioramento della qualità dei posti di lavoro informali, in cui i poveri tendono ad essere maggiormente occupati; promuovere politiche per sostenere le classi sociali più povere; supportare i programmi promossi dalle Nazioni Unite favorendo processi trasparenti, aperti e inclusivi che rappresentano gli interessi di tutte le parti specialmente delle persone che vivono in condizioni di povertà; prendere sul serio il Sistema di Informazione del Mercato Agricolo (AMIS) per migliorare la trasparenza del mercato alimentare e garantire una risposta politica coerente alle incertezze del mercato; dare priorità ad investimenti sostenibili, di produzione alimentare su piccola scala, abolire le emissioni di biocarburanti e migliorare il controllo e la regolamentazione degli accordi sui territori; riconoscere e rispettare il ruolo e il mandato della Commissione per la sicurezza alimentare mondiale (CFS) delle Nazioni Unite e regolare le politiche sulla sicurezza alimentare (FNS) rapportandole alle disposizioni previste da questo organismo; rispettare i Principi Guida delle Nazioni Unite su imprese e diritti umani, le linee guida dell'OCSE per le imprese multinazionali e rafforzare le politiche interne per prevenire l'evasione fiscale e il trasferimento dei profitti; adottare le linee guida sviluppate dal Tax and Development Taskforce sull'uso degli incentivi fiscali, al fine di ridurre gli inutili e costosi mezzi per attrarre gli investimenti esteri».
Alberto Picci