17/07/2012
A volte, quando partono campagne di sensibilizzazione come
quella lanciata in questi giorni dall'associazione Marevivo, si rimane
perplessi. Perplessi, sia ben inteso, non per il contenuto della stessa,
dimostrazione quanto mai apprezzabile di quanto ogni forma di volontariato
possa essere efficace a tutela di beni comuni, quanto, piuttosto, per il fatto
stesso che ci sia bisogno di ribadire concetti che dovrebbero appartenere
innanzitutto all'educazione, al rispetto del prossimo e dell'ambiente, al senso
civico. Eppure il titolo della campagna lascia pochi dubbi: "La spiaggia
non dimentica". E, ancora più esplicitamente nel motto che la accompagna:
"Per lasciare un rifiuto ci metti un secondo. La spiaggia se lo ricorderà
per anni". Un tema, la memoria, che nei manifesti diffusi
dall'associazione ambientalista è testimoniata dalla sguardo languido e senza tempo di un elefante.
Quello dell'abbandono dei rifiuti sulle spiagge e in mare non è però solo un
gesto di inciviltà ma ha conseguenze disastrose se è vero, come è vero, che per
smaltire le bottiglie di plastica e le schede telefoniche ci volgiono mille
anni, per le lattine di alluminio 500 anni, per buste di plastica da 10 a 20
anni, per i mozziconi di sigaretta da 1 a 5 anni così come per le gomme da
masticare. Il Consiglio generale della pesca nel Medietrraneo ha quantificato
approssimativamente, ma più facilmente per difetto che per eccesso, in 6
milioni di tonnellate i rifiuti scaricati ogni anno nei mari. E se da un lato
si tratta di mantenere vigile l'opinione pubblica su chi, dello smaltimento
illegale dei rifiuti ha fatto un business, dall'altro, quella stessa opinione
deve essere svegliata perché sono sufficienti disattenzione e incuria per
trasformare una gita al mare in un danno ambientale che ha già iniziato a
presentarci un conto... salatissimo.
Alberto Picci