25/11/2012
Il ritrovo è fissato per le ore 8 di domenica 25 novembre, all'interno del parco di Villa Glori, quando gran parte di Roma è ancora sotto le coperte. Si parte alle 9,30. C'è una marcia competitiva di 10 chilometri, e una passeggiata aperta a tutti, di 2 chilometri e mezzo. Si chiama Run Aid's. E' un'iniziativa promossa dalla Caritas diocesana e da Podistica solidarietà a favore del Servizio di assistenza domiciliare sanitaria ai malati di Aids della Caritas di Roma. Il tutto a pochi giorni dalla Giornata mondiale voluta per ricordare (e aiutare) i malati che hanno contratto il virus Hiv.
Il problema continua a esistere. Anche se non finisce più in Tv e sui giornali come accadeva un tempo. Si prenda A., ad esempio. E' una donna normale, schiva, riservata.
Una
signora dalla faccia pulita, una mamma che è stata anche una
gran lavoratrice, di quelle che incontri la mattina al supermercato.
A. ha 3 figli. Parla di loro, orgogliosa, come di bravi ragazzi, li
ha cresciuti facendo tanti sacrifici, con onesti principi. A. ha
l’Aids e nessuno potrebbe mai sospettarlo. Convive con la malattia
da molti anni, ma vive il suo dolore con grande dignità e non dice
a nessuno che è malata. Se ne vergogna. Non vuole nemmeno andare in
ospedale e preferisce rimanere nella sua casa, nella sua normalità,
con i suoi figli, ma anche nel suo silenzio, perché dice che la
gente non potrebbe capire, che penserebbero che ha fatto “qualcosa
di male”. Così riceve le cure sanitarie a domicilio e ogni volta
che la suora infermiera le effettua il prelievo, o le fa una flebo,
A. le “sussurra” a bassa voce che non sente più la forza fisica
per affrontare un’altra sofferenza ancora.
La
storia di A., è una delle tante storie che Caritas Roma, raccoglie
ogni giorno. Tra i tanti servizi c'è quello rivolto ai malati di Aids.
Un
servizio prezioso e per molti malati
affetti dal virus dell’Hiv indispensabile.
Una
struttura, quella gestita dal team di Patrizia Ariana e dai suoi
collaboratori, a Villa Glori, situata nel quartiere Parioli, nel
cuore della capitale, che vede 25 pazienti residenziali, ma
altrettanti (50 per l’esattezza) seguiti a domicilio.
Un'iniziativa pubblica per richiamare l'attenzione sul problema dell'Aids. Foto Reuters.
“I media non ne parlano più come prima, ma nonostante i passi in avanti che sono stati fatti nella ricerca, il virus continua ad esistere, anche nel nostro Paese”, racconta Patrizia.“Purtroppo pensiamo che l’Aids sia solo un affare dell’Africa ed ignoriamo che possa esistere anche in Italia, invece per noi che seguiamo questo servizio da anni, possiamo dire che la malattia sta cambiando il suo volto”. Tra dati più allarmanti che fornisce, colpisce quello relativo alla trasmissione, che continua prevalentemente per via sessuale e che colpisce soprattutto le donne eterosessuali. “Vediamo sempre di più malati che scoprono per caso questa infezione, contratta spesso dal proprio marito, donne apparentemente insospettabili come A.”, prosegue Patrizia. "Se prima la malattia veniva vista come triste bagaglio esclusivo di certe categorie, ora non è più così, perché i nostri pazienti hanno diverse estrazioni sociali”.
Un servizio, quello che porta avanti Caritas Roma sin dagli anni 80’, che rappresenta indubbiamente una ricchezza per la Chiesa e per l'intera comunità civile. “Abbiamo pensato a questa corsa, realizzata in collaborazione con l’associazione Podistica Solidarietà, con l’intento di sensibilizzare il problema, attraverso uno stile di vita sano, ma soprattutto per dare visibilità a quelle voci silenziose, a quei volti che non saranno mai visibili”, conclude Patrizia. “Sono i nostri stessi pazienti che ci chiedono riservatezza, ma al tempo stesso di rappresentarli, perché è molto difficile portare avanti nella nostra società di oggi questa malattia. Spesso si perde il lavoro, gli affetti, perché c’è ancora questa immagine del malato di Aids colpevole o che può infettare, quindi riteniamo che sia fondamentale anche una comunicazione corretta sul piano sanitario”.
Francesca Baldini