25/02/2011
Non sono più bambini, non sono ancora "grandi": vivono un'età veloce, delicata e contradditoria. In tutto il mondo il mondo gli adolescenti sono 1 miliardo e 200 milioni, la maggior parte dei quali vive nei Paesi in via di sviluppo. Ad essi l'Unicef dedica
il Rapporto 2011. Se ne occupa perché, come dice il direttore generale, l'americano Anthony Lake, altrimenti «rischiamo di vanificare i successi ottenuti con chi ha un'età compresa tra 0 e 10 anni».
E' propri così. Li ha fatti nascere salvando le loro mamme dalla morte per parto, li ha fatti
crescere cercando di assicurare vaccini, cibo, cure e istruzione: l'Unicef non vuole lasciarli soli proprio adesso, mentre affrontano il loro secondo
decennio di vita, un’età in bilico tra infanzia e mondo adulto, un’età fragile,
minacciata da mille insidie, ma anche ricca di opportunità. Meglio non indugiare. In questo stesso istante, infatti,
c’è almeno un ragazzino che sta interrompendo gli studi; un altro, in Africa,
cerca di evitare i gruppi armati che vorrebbero arruolarlo; un diciottenne,
in Asia, è già sfiancato da anni di lavoro malpagato. In America latina, infine,
una minorenne attende con ansia il giorno in cui darà alla luce suo figlio.
FAME, 3 MILIONI DI MORTI ALL'ANNO
Il decesso di un bambino per polmonite o dissenteria spesso sigilla, con una tragica fine, una storia pregressa di malnutrizione trascurata che si conferma la prima causa di mortalità infantile. Ogni anno nel mondo muoiono 8,8 milioni di bambini prima del quintoanno di età; uno su tre si spegne per colpa del cibo scarso o poco nutriente. Un dato che sgomenta. Non a caso, il primo Obiettivo di sviluppo del millennio chiede ai Governi di dimezzare, entro il 2015, la percentuale di persone che soffrono la fame, riducendo del 50per cento il numero di bambini sottopeso. Su 117 Paesi alle prese con questo problema, 63 sembrano avviati sulla buona strada.
SCUOLA, ECCO CHI MANCA ALL'APPELLO
Sono ancora tanti, troppi i bambini e gli adolescenti che in varie parti del pianeta non ricevono un'adeguata istruzione. «Attualmente sono 69 milioni coloro che non frequentanole elementari e 71 milioni i ragazzini che non vanno alle medie», rende noto il Rapporto 2011 dell’Unicef: «l’Africa subsahariana è la zona più colpita da quest’ultimo fenomeno».Le cause vanno ricercate nella persistente povertà, nella sottovalutazione dell’importanza del “sapere” e nelle discriminazioni che, in certe zone, penalizzano bambine e ragazze. L’economia globale richiede, invece, un sempre più alto livello di conoscenze.
GIÙ IL FUCILE, RAGAZZINO. I BIMBI SOLDATO
«Il conflitto è una situazione di violenza che presenta rischi chiari e inequivocabili per tutti gli adolescenti», osserva il Rapporto 2011 dell’Unicef. «Benché non sia vulnerabile quanto l’infanzia rispetto alla morte e alle malattie provocate dalle guerre, quest’età corre pericoli maggiori d’altro genere. Gli adolescenti possono essere fatti oggetto di reclutamento da parte di gruppi militari, scelti per portare armi e partecipare alle atrocità o essere ridotti a schiavi. Sebbene certe attività possano comportare delle forme di violenza, vi vengono coinvolti anche in virtù del loro crescente interesse per la partecipazione attiva alla vita politica». Alla fine del 2007, 17 conflitti o guerre civili vedevono coinvolti bambini e adolescenti.
GLI ALTRI GIOCANO, LUI LAVORA
Un'altra piaga si chiama lavoro minorile. È tanto nota quanto diffusa: sono circa 150 milionii giovanissimi tra i 5 e i 14 anni attualmente impegnati in attività di vario genere. Per contro c’è chi si danna perché, pur giovane, il lavoro lo vorrebbe ma non riesce a trovarlo: la disoccupazione colpisce in maniera crescente coloro che hanno finito gli studi secondari o professionali e dunque avrebbero le carte in regola per cominciare a rimboccarsi le maniche, guadagnando il giusto. Il Rapporto 2011 dell’Unicef riporta i dati più significativi dell’Organizzazione internazionale del lavoro che documentano come l’ultima crisi economica abbia infoltito le schiere di giovani disoccupati come mai era successo in precedenza al punto da arrivare, nel 2009, alla ragguardevole stima di 81 milioni di giovani alla ricerca di un posto. Il tasso dovrebbe scendere a partire da quest’anno, ma la ripresa sarà più lenta che per gli adulti. Ciò determina l’incremento dei lavori precari, sottopagati o illegali.
PER UNA SESSUALITÀ RESPONSABILE
Sono comportamenti diffusi: recenti indagini rappresentative realizzate nei Paesi in via sviluppo (Cina esclusa) rivelano che circa l’11 per cento delle femmine e il 6 per cento dei maschi ha avuto rapporti sessuali prima dei 15 anni. Tra le ragazze la percentuale più alta si registra in America latina e nei Caraibi, con il 22 per cento. La mancanza di una corretta educazione affettiva e sessuale comporta un alto tasso di gravidanze in tenerissima età e la diffusione di malattie sessualmente trasmissibili, in primo luogo il virus Hiv. In ogni caso, la maternità precoce s’accompagna a maggiori rischi durante il parto sia per le giovani mamme che per i neonati.
Alberto Chiara