25/07/2012
Anche
il sovraffollamento delle carceri italiane, seppur un'emergenza
costante, impallidisce di fronte alla condizione dei detenuti
camerunensi a cui la Comunità di Sant'Egidio, sempre attenta alle
necessità degli "ultimi", ha dedicato un progetto tanto
semplice quanto essenziale. Già, perchè in un Paese in cui la fame
è ancora un problema reale, è facile figurarsi cosa può accadere
nell'inferno di una prigione dimenticata. Da qui, dunque, l'idea,
subito tramutata in fatti concreti com'è nello stile
dell'associazione, di costruire e donare un mulino ai detenuti del
carcere di Tchollirè, una piccola cittadina situata nel Nord del
Camerun.
Risultato? La risposta è tutta nelle parole di Luc, "ospite" di lunga data che sta scontando
la propria pena: «Oggi possiamo mangiare ogni giorno grazie alle
azioni della Comunità che per anni è sempre stata attenta alla
nostra sofferenza». Quella del cibo ai prigionieri è da diverso
tempo una delle priorità dell'associazione nei Paesi africani.
Proprio come a Tchollirè dove, grazie al provvidenziale mulino
donato, è ora possibile macinare la farina di miglio con cui vengono
preparati i pasti. Dopo esser stati costretti, loro malgrado, a digiunare per interminabili giorni, i
detenuti hanno ricominciato a mangiare.
Alberto Picci