Haiti, la missione di Alberto

Lavora ad Haiti il volontario dell'anno premiato dalla Focsiv. Ecco la sua storia. Viaggio in un Paese sull'orlo dell'abisso, tra povertà e colera. A quasi un anno dal terremoto.

02/12/2010
Alberto Acquistapace di Mlfm, foto di Nino Leto.
Alberto Acquistapace di Mlfm, foto di Nino Leto.

Port au Prince (Haiti)
La strada che scende verso Sud e oltrepassa Léogane, epicentro del sisma, per poi attraversare monti, radure, boschi, fino a costeggiare il mare. I centri abitati simili a formicai umani. Le case coloniche lungo i campi. La speranza di Haiti comincia da Les Cayes, nelle campagne del Sud, dove lavora Alberto Acquistapace, della Ong di Lodi Mlfm (Movimento per la lotta contro la fame nel mondo), vincitore del Premio del volontariato internazionale 2010 della Focsiv. Alberto è un lodigiano che incarna uno dei valori distintivi della sua terra: la concretezza. Non parla mai a sproposito, nemmeno quando distilla battute ironiche. Un ragazzone sveglio e competente che non ha ancora trent’anni e che all’età in cui molti suoi coetanei si affacciano al mondo del lavoro ha già una grande esperienza sul fronte della cooperazione nei quattro angoli della terra.

       La sua missione si chiama acqua, che ad Haiti è un problema centrale, anche in questi giorni in cui il colera incombe sul Paese: all’origine dell’epidemia ci sono la cattiva qualità delle falde e le pessime condizioni igieniche in cui vive gran parte della popolazione haitiana. Visitiamo con lui le campagne della regione di Torbeck e la rete idrica approntata da Alberto e i suoi collaboratori. Incontriamo contadini con aratro, zappa e machete che ti salutano dicendoti «bonjour blanc». Pozzi, condotte, canali, fogne, fontane: un lavoro straordinario che rende onore alla fama degli italiani come autori di grandi opere di ingegneria civile e che in questo Paese devastato rappresenta la vita, la salute, la premessa per ripartire. L’«oro blu» è il grande problema nell’isola, come ci aveva spiegato a Port au Prince lo svizzero Pierre Yves Rochat, direttore della Dinepa, l’autorità per la gestione degli acquedotti.

         L’acqua ad Haiti c’è, ma è accessibile solo al 30 per cento della popolazione, e il sisma di gennaio ha complicato le cose. Alberto è semplice e concreto anche nel raccontare la sua biografia e il suo curriculum di studi. Si laurea all’Università Bicocca di Milano in Scienze ambientali. Poi va a Copenaghen nell’ambito del programma Erasmus, dove frequenta un master sull’acqua, da idrologia a filtraggio a basso costo, a disinquinamento delle falde sotterranee. «Sono stato anche in Uganda due settimane, alla Makerere University di Kampala». Un giorno trova nella sua città un volantino di Mlfm, uno dei 64 organismi di volontariato internazionale della Focsiv, che parla di cooperazione e di un corso per volontari. «Stavano già mappando l’acquedotto di Morreau Tuffet, quello che avrei completato sul campo. Mai avrei immaginato che quello era il mio progetto. Lo ha avviato Andrea Fabiani e io ho proseguito con Federico Borrelli e Fabrizio Orsini».

      «Un giorno un geologo mi dice che cercano un volontario per la striscia di Gaza. Mando il curriculum, in cui aggiungo anche il corso di trekking e cicloturismo, che avevo seguito nel frattempo,  e mi chiamano. Ma non per Gaza, bensì per il Vietnam». E così il dottor Acquistapace si ritrova catapultato a 25 anni a Hue, nel Vietnam del Nord. Ci trascorre due anni e mezzo occupandosi di inseminazione artificiale per suini, formazione agricola e microcredito, finanziato dal ministero Affari esteri, alle donne del distretto di Phu Vang. «Le donne sono più affidabili per il credito. Hanno dovuto da sempre badare ai figli e alle cose». Un’esperienza che lo fa crescere: «Ho imparato a ragionare a freddo, a esercitare la pazienza, e anche che è impossibile non fare nessun errore». Il ritorno a Lodi gli sta stretto. Fa il giardiniere per un po’. Gli piacerebbe fare l’insegnante ma non c’è posto. Si fa sfruttare da una società di consulenza ambientale. Per fortuna un giorno lo chiama per Mlfm l’ingegner Stefano Scotti,  che è con noi in questa missione haitiana. «Studio il progetto e mi piace.

       L’acqua è la chiave di volta dello sviluppo». Nel resto dell’isola c’è una grande migrazione da Nord a Sud in cerca dell’oro blu. L’obiettivo è ridurre, con il progetto di Mlfm, la povertà e garantire l’accesso all’acqua per almeno 15 mila persone. La situazione agricola ad Haiti ha radici coloniali. Gli ampi latifondi assegnati a chi aveva combattuto per l’indipendenza dell’isola sono stati frazionati. Ma la produzione agricola è diminuita per via di erosioni, falde freatiche prosciugate, cicloni. Anche il vescovo Guire Poulard, che è figlio di contadini, è un esperto di agricoltura (la diocesi possiede coltivazioni di banane). «Il nostro», spiega, «è un Paese che importa quasi tutto, dalla Cina, dalla Colombia, dagli Usa. Il dumping ci devasta. L’esportazione è quasi vietata. E il Paese è in ginocchio. La Chiesa haitiana è molto povera, molto dipendente dai capricci di chi l’aiuta.  La popolazione ha bisogno di sicurezza, di case, di lavoro. Ma soprattutto ha bisogno di riappropriarsi della propria economia».

        Ed è quello che fa Mlfm, che mette a punto i progetti e poi li dona alla popolazione dopo averla addestrata. Alberto è venuto ad Haiti per questo. Poi se ne andrà in qualche altro angolo di mondo («mi piacerebbe l’Albania, vorrei provare a lavorare con gente con una mentalità europea»), in cerca di una nuova avventura dell’anima.

AIUTIAMOLI CON UN SMS

Prosegue la gara di solidarietà promossa ogni anno dalla Focsiv, la più grande federazione di organismi di volontariato internazionale presente in Italia, per consentire l’invio di nuovi volontari a sostegno di progetti di sviluppo nei Sud del mondo. Dal 29 novembre al 5 dicembre, inviando un Sms al numero 45595 da tutti gli operatori di telefonia mobile (Tim, Tre, Vodafone e Wind) si può donare 1 euro oppure si possono donare 2 euro chiamando dai telefoni  di rete fissa Telecom Italia.

Francesco Anfossi
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