Prigionieri senza processo in Togo

Enzo Liguoro è il fondatore di Mama Africa onlus, associazione al fianco dei "dimenticati" che ha preso in carico 87 detenuti del carcere di Vogan

30/05/2013

«Il momento magico è stato quando ho chiesto con determinazione e perentoriamente alle due guardie carcerarie di togliere le manette a Nenive. Lo avevano portato dal penitenziario di Vogan all'ospedale psichiatrico di Aneho con le catene ai polsi. Il mio "quasi ordine2 è stato eseguito all'istante e il ragazzo è stato liberato». Enzo Liguoro è il fondatore di Mama Africa onlus, un ex professore di Scienze politiche che ha trovato nel volontariato il modo per cambiare la sua vita e, così si augura, quella degli altri. Gli ultimi, i dimenticati.

Attualmente Mama Africa gestisce una casa-famiglia per bambini orfani di entrambi i genitori e ragazzi di strada, con annesso dormitorio e campo da coltivare; un dispensario frequentato prevalentemente da ammalati che non hanno accesso alle strutture sanitarie per questioni economiche; un pozzo, provvisto di pompa elettrica, per distribuire acqua potabile a tutti gli abitanti del villaggio di Togoville; la gestione di beni di prima necessità consegnati a una cinquantina di donne anziane sole; l'iscrizione e la frequenza scolastica per un centinaio di bambini delle elementare e una quarantina che frequentano medie e superiori; assistenza medica gratuita, farmacologica e ospedaliera, per 50 minori affetti da anemia falciforme; ricoveri e interventi chirurgici d'urgenza in regime "convenzionato" presso l'ospedale di Kouve, gestito dalle suore della Provvidenza. E infine, un progetto di assistenza sanitaria a un centinaio di detenuti nel carcere togolese di Vogan.  

Stiamo parlando di un villaggio pressoché isolato data la difficoltà di raggiungerlo attraverso strade proibitive, con un tasso di disoccupazione alle stelle, un servizio di energia elettrica che copre a stento e in modo irregolare il 10% della popolazione, l'accesso all'acqua potabile garantito a meno del 10%. Il salario medio per i fortunati che lavorano è di 30 euro al mese: ma tutte le spese mediche, farmaceutiche e ospedaliere sono a carico degli ammalati.

L’assenza totale di ogni forma di assistenza medico-sanitaria nelle carceri del Togo da parte dello Stato aggrava le già misere condizioni dei detenuti, alcuni sono deceduti per una semplice dissenteria, malaria, tubercolosi o tifo, patologie curabili con farmaci reperibili in loco (a pagamento). La malnutrizione nelle prigioni è una concausa aggravante per l’aumento della mortalità a causa di altre malattie.

Il Togo è uno dei paesi più poveri al mondo. L'aspettativa di vita al momento della nascita non supera i 53 anni. Il paese ha pochissime risorse naturali e la maggior parte dei suoi abitanti dipende dall'agricoltura di sussistenza e dal bestiame, fortemente condizionati dalle condizioni climatiche

Il progetto prevede che due operatori sanitari, già cooperanti di Mama Africa e occupati presso il dispensario San Giuseppe Vesuviano localizzato nel vicino villaggio di Togoville e gestito dalla stessa associazione si rechino con frequenza settimanale presso la prigione di Vogan con un "kit" minimo per garantire la misurazione della tensione arteriosa, della glicemia, della febbre oltre all'attrezzatura infermieristica per curare e disinfettare piaghe e ferite, eventuali flebo e "ago e filo" per le suture più semplici. 

I farmaci vengono acquistati come principi attivi pressa la Caritas di Lomè. Nello stesso tempo il progetto  prevede di affrontare il problema igienico-sanitario per educare i detenuti  ad un rispetto costante delle norme igieniche onde evitare il propagarsi della scabbia, tifo, tubercolosi e aids.

Per un biennio di servizi è stato calcolato che servono circa 9.800 euro: chi fosse interessato può dare il proprio contributo tramite bonifico con iban "IT53C0101040360100000002154".   

Alberto Picci
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