29/12/2011
La migrazione di un branco di caribù ripresa dall'alto. Il loro numero è in rapido declino (foto © Subhankar Banjerjee/Survival).
Il branco di renne più grande del mondo, quello del fiume George, che si sposta nella vasta tundra del Quebec e del Labrador, nel Canada orientale, va riducendosi in maniera preoccupante. Secondo gli indigeni del posto, la colpa è da imputare all’aumento di progetti industriali su larga scala in quel territorio.
Il branco, che prima contava 800/900 mila renne, è composto oggi a malapena di 74 mila esemplari: un crollo impressionante di circa meno il 92 per cento. Conosciuti nell’America Settentrionale come caribù, questi animali sono fondamentali per la cultura dei popoli Innu e Cree. Tuttavia, negli ultimi decenni, una vasta porzione del territorio delle renne è stata sconvolta dal punto di vista ecologico. Secondo gli Innu, le miniere di ferro, gli allagamenti provocati dai complessi idroelettrici e la costruzione di strade hanno causato infatti la scomparsa di molte renne.
«Viviamo e cacciamo da millenni nella nostra terra natale, la Nitassinan, (ndr. la penisola del Labrador-Quebec)», ha raccontato a Survival Georges-Ernest Gregoire, capo anziano degli Innu. «Pertanto i caribù occupano un ruolo centrale nella nostra cultura, nella nostra vita spirituale e nella nostra società. Ma tutti gli enormi progetti cosiddetti "di sviluppo" che sono stati portati avanti sulla nostra terra negli ultimi quarant’anni hanno sicuramente avuto un impatto crescente e nefasto sulla vita dei caribù. È per questo che abbiamo bisogno di controllare direttamente i nostri territori e le nostre risorse, e che dobbiamo essere coinvolti con pari diritti nelle decisioni che riguardano le nostre terre e gli animali che ci vivono». Un altro membro degli Innu, Alex Andrew, ha commentato: «Secondo i nostri anziani, gli animali saranno i primi a patire gli effetti di tutti questi danni. La catena alimentare si spezzerà e molti finiranno col soffrire. I programmi di sviluppo, come quelli idroelettrici, minerari, stradali e di deforestazione, creeranno solo altri problemi alla sopravvivenza degli animali».
«Se siamo davvero preoccupati dell’impatto che il mondo naturale ha sulle nostre vite e viceversa», è stato infine il commento di Stephen Corry, direttore generale di Survival International (www.survival.it), organizzazione mondiale che aiuta a sostenere i popoli tribali di ogni continente attraverso campagne di mobilitazione dell’opinione pubblica, «anziché limitarci a osservare la natura nei documentari in tivù, dovremmo cominciare ad ascoltare davvero i popoli tribali».
In questo caso, sicuramente, gli Innu sono da ascoltare. Per loro le renne non vengono solo nella notte di Natale...
Giusi Galimberti