28/02/2013
La visita ai bambini dell’Ospedale Pediatrico Bambin Gesù di Roma fu il primo incontro pubblico in una struttura sanitaria da parte di Benedetto XVI subito dopo la sua elezione. «In questo luogo si può offrire una testimonianza concreta ed efficace del Vangelo a contatto con l'umanità sofferente», disse il Pontefice nella sua visita del 30 settembre 2005, «qui si proclama con i fatti la potenza di Cristo che con il suo spirito guarisce e trasforma l'umana esistenza. Preghiamo perché, insieme con le cure, sia comunicato ai piccoli ospiti l'amore di Gesù».
Un affetto che i piccoli degenti del polo ospedaliero, una parte del quale è stato intitolato nell’ottobre scorso proprio a Benedetto XVI, non hanno affatto dimenticato e hanno ricambiato in questi giorni scrivendo numerosi messaggi per il Pontefice che l’11 febbraio scorso ha deciso di rinunciare al suo ministero. «Papa, perché ti sei dimesso? Mi mancherai», si legge in uno dei biglietti scritti dai piccoli pazienti. «Caro angioletto, proteggi Benedetto», si legge in un altro. E poi ancora: «Un giro tondo di saluti da tutti i bambini del mondo per il Papa più bravo del mondo». «Ricordaci nelle tue preghiere». «Benedetto prega per mia sorella falla tornare a casa». «Sei il nonno di tutti i bambini». «Grazie di tutto».
Messaggi semplici come solo i bambini nel loro linguaggio immediato e spesso disarmante sanno formulare. In uno di questi affiora proprio il ricordo della visita che nel 2005 il Papa fece all’Ospedale. «Caro papa», scrive Rebecca, «quando sei venuto in ospedale io ero molto piccola ma la mamma me lo racconta sempre. Oggi sono in DH (day hospital) e ricordando quel giorno ti abbraccio di cuore».
Nei biglietti di questi piccoli c’è molto di quella limpidezza evangelica che il Papa nell’ultima udienza del pontificato, ha raccomandato a tutti i fedeli che vogliono incontrare Gesù: «Vorrei invitare tutti» ha esortato Benedetto XVI, «a rinnovare la ferma fiducia nel Signore, ad affidarci come bambini nelle braccia di Dio, certi che quelle braccia ci sostengono sempre e sono ciò che ci permette di camminare ogni giorno anche nella fatica».
Antonio Sanfrancesco
Dossier a cura di Alberto Chiara