12/01/2012
Il contesto scolastico, a sua volta, è ricco di situazioni emotive che possono tradursi in esperienza formativa sia per l’insegnante sia per gli alunni. È sempre più diffusa ormai la convinzione che proporre nelle scuole di diverso ordine e grado percorsi, laboratori e attività finalizzati a incrementare la competenza emotiva dei bambini produca effetti positivi su più fronti (rendimento, benessere psicologico, comportamento pro-sociale, ecc.) e possa costituire un fattore di protezione rispetto a condotte devianti e/o situazioni di disagio psicologico. Spesso si propongono attività in cui il bambino possa esprimere liberamente le proprie emozioni attraverso canali non verbali, come il disegno, il movimento del corpo, la fotografia. Di seguito proporrò alcuni esempi di attività sulle emozioni che possono essere condotte da insegnanti ed educatori in ambito scolastico, e che si basano sull’uso del linguaggio in termini di conversazione/discussione in piccolo gruppo.
Nel libro La competenza emotiva dei bambini (2011), io e le colleghe Ilaria Grazzani e Carla Antoniotti presentiamo una serie di percorsi psicoeducativi sulle emozioni attuabili all’interno delle scuole dell’infanzia e primaria. Al suo interno, l’insegnante trova numerose schede-guida in cui si precisa per quale età è adatta una determinata attività, quale obiettivo specifico intende perseguire, quali materiali servono, in che cosa consiste l’attività e come chiudere l’incontro. Quest’ultimo, infatti, è un passaggio estremamente importante, proprio perché l’adulto può aiutare i bambini a prendere coscienza dell’esperienza fatta, sottolineando il prezioso contributo di ogni bambino e come le differenze individuali divengono fonte di ricchezza e occasione di crescita per tutti. Ogni attività proposta ha uno schema comune: apertura dell’incontro da parte dell’adulto, stimolo, conversazione in gruppo, chiusura dell’attività.
Se si vuole lavorare, per esempio, sull’espressione delle emozioni, si possono condurre incontri in cui i bambini, dopo averli sperimentati, discutono fra loro dei vari modi di esprimere una data emozione attraverso il viso, il disegno, il corpo (sia in termini di correlati fisiologici sia di gesti e movimenti), la voce (sia in termini di ciò che si dice sia del tono che si usa per dirlo). Questo li aiuta a prendere coscienza del proprio modo di esprimere e comunicare agli altri le emozioni, ma anche a riconoscere e comprendere meglio ciò che provano le altre persone attraverso i canali espressivi.
Altre attività, invece, sono finalizzate a favorire la comprensione dei bambini delle diverse cause che possono generare le emozioni e del fatto che l’esperienza emotiva è soggettiva: una stessa situazione può infatti generare tristezza in un bambino e rabbia in un altro. Attraverso una domanda stimolo come “che cosa può causare l’emozione di tristezza?” si lascia che i bambini intervengano liberamente riportando le varie cause che, secondo loro, possono elicitare l’emozione target per poi ripartire dai loro interventi e incentrare la discussione su come le cause possano essere esterne o interne. Vale a dire: io posso sentirmi triste perché si è rotto il mio gioco preferito (causa esterna) oppure per un ricordo (causa interna).
Per quanto riguarda la regolazione delle emozioni, si può aiutare i bambini a conoscere quali possono essere le diverse strategie utilizzabili per regolare una data emozione, per esempio quando si prova rabbia molto intensa. Anche in questo caso, partendo da ciò che riportano i bambini, si può con loro scoprire che ciascuno di noi utilizza modalità di regolazione diverse: c’è chi è ancora dipendente dal genitore (“vado a dirlo alla mamma”) e chi invece se la cava da solo (“faccio un respiro profondo e dico a me stesso che devo stare calmo”); c’è chi utilizza strategie comportamentali (“urlo così mi sfogo”) e chi invece adotta strategie più cognitive (“mi sforzo di pensare a qualcosa di bello”). La discussione in piccolo gruppo diventa per il bambino occasione di crescita in termini di autoconsapevolezza e di apprendimento.
Vorrei concludere con una breve ma doverosa riflessione. Dal momento che le emozioni sono un “terreno” affascinante ma al tempo stesso delicato, è auspicabile che chi si cimenta in attività con i bambini sui diversi aspetti delle emozioni sia in qualche maniera preparato, ovvero abbia avuto la possibilità di fare corsi di formazione e di conoscere molto bene i costrutti teorici di riferimento. Più che mai, quindi, in questo caso è importante che da parte dell’adulto ci siano una cura particolare e una maturata consapevolezza non tanto e solo del “che cosa” ma del “come e perché” proporre certe attività ai bambini, avendo sempre ben chiaro quali sono i propri obiettivi.