Il pazzo mondo del cinema

Trattare il tema della malattia mentale attraverso il cinema non è impresa da poco. Per la complessità che comporta e per la delicatezza delle storie coinvolte.

Chiusi a chiave

13/07/2012

Un consistente filone cinematografico è dedicato al racconto della vita di chi si trova chiuso dentro quello che un tempo si chiamava “manicomio” e che oggi è generalmente una struttura sanitaria attrezzata per accogliere pazienti con disturbi psichici.


A - Il capofila della serie è Qualcuno volò sul nido del cuculo (Milos Forman, 1975), film reso celebre non soltanto dall’interpretazione di Jack Nicholson ma anche dal modo in cui, per la prima volta, la società americana vedeva rappresentato un argomento fino a quel momento taciuto o nascosto. Nella pellicola, tratta da un romanzo di Ken Kesey, Nicholson interpreta Randle Patrick McMurphy, un uomo condannato per reati di violenza che spera di sottrarsi al carcere fingendosi pazzo. Trasferito in una clinica psichiatrica, pian piano smaschera il carattere repressivo e carcerario dell’istituzione, trascinando i compagni in una “rivolta” che produce una fuga. Lo spazio di libertà dura poco, ma è l’occasione per un racconto allegorico e metaforico che deve molto alla sceneggiatura della trasposizione teatrale.


B - Birdy – Le ali della libertà (Alan Parker, 1984) è ambientato all’interno di un istituto sanitario per reduci del Vietnam, dove il giovane Al Columbato (Nicolas Cage), di ritorno dalla guerra che gli ha provocato varie ustioni sul corpo, cerca di far uscire l’amico “Birdy” (Matthew Modine) dal silenzio catatonico in cui si è rinchiuso a causa degli orrori della guerra. Il ricorso a una serie di flashback permette di ricordare la loro infanzia e, soprattutto, i loro sogni di volo, che sono valsi al protagonista il soprannome (bird = uccello). Il tema dei disastri psichici provocati dalla guerra fa da sfondo alla caratterizzazione di una “pazzia” che qui è soprattutto la reazione agli orrori di una parte del mondo.


C - Il tema bellico fa da sfondo anche a Dom Durakov – La casa dei matti (Andrej Koncalovskij, 2002), ambientato in Cecenia durante il recente conflitto interno. In conseguenza dello scoppio del conflitto, in un bombardamento, medici e personale sanitario decidono di abbandonare l’ospedale psichiatrico in cui lavorano, lasciando i degenti a sé stessi. La giovane Zhanna, una ragazza schizofrenica innamorata del cantante Bryan Adams, cerca di portare un po’ di serenità fra gli altri malati suonando la fisarmonica, strumento che consente a lei per prima di ritrovare un rifugio tranquillo nel suo mondo interiore. L’improvvisa libertà dura poco, la struttura viene occupata prima da un gruppo di soldati ceceni e poi dall’esercito russo, che fa irruzione sconvolgendo definitivamente il fragile equilibrio della comunità. Terminati i bombardamenti, il personale medico ritorna all’ospedale per riprendere il lavoro, ma alcuni malati, tra cui la stessa Zhanna, non saranno più gli stessi.


D - È di produzione nostrana Il ronzio delle mosche (Dario D’Ambrosi, Italia 2003), film che propone allo spettatore una sorta di teatro filmato della sofferenza. In un mondo futuro dominato da noia e conformismo, un’équipe medica deve studiare il comportamento degli ultimi tre “pazzi” rimasti sulla Terra per scoprire l’origine della loro diversità. Nonostante siano rinchiusi giorno e notte in un istituto e perennemente sorvegliati da telecamere fisse, i tre vivono un’esistenza apparentemente normale. Tutto cambia quando si attrezzerà il laboratorio per seguire da vicino la frustrante routine dei gesti quotidiani e questo farà scoppiare la follia, fino a far impietosire una dottoressa dell’équipe medica.

Marco Deriu
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