13/07/2012
Lo spessore drammatico
sovrasta la suspense in
alcune pellicole in cui la
vita dei protagonisti si divide
fra il mondo reale e
quello parallelo creato
dai loro disturbi psichici.
L’altrove diventa un rifugio
che occupa uno spazio
sempre maggiore, fino
ad annullare la percezione
della realtà.
A - Il titolo del film La
leggenda del Re Pescatore
(Terry Gilliam, Usa 1991)
è riferito alle storie del ciclo
arturiano da cui il
film, ispirato al romanzo
di Anthony Powell, trae
molti altri elementi. Parry
(Robin Williams) è un ex
professore di storia divenuto
un barbone che va
in cerca del Santo Graal,
dopo lo shock subito per
la violenta uccisione della
giovane moglie sotto i
suoi occhi. Il destino vorrà
che incroci la sua vita
con quella di Jack Lucas,
un dj caduto in disgrazia
per aver involontariamente
incitato a fare una strage
uno psicopatico, lo stesso
che aveva ucciso la compagna
di Parry. Le due esistenze
si incrociano in maniera
tanto casuale quanto
spietata e la loro storia
non può che fondersi per
il bene di entrambi. La
pazzia di Parry riconduce
una forma di schizofrenia
con deliri e allucinazioni
al fiabesco mondo medievale
e romantico, caratteristico
di tutto il film.
B - I punti di forza di
Train de vie (Radu Mihaileanu,
Francia-Belgio-Romania-
Israele-Paesi Bassi,
1998) sono la struttura
particolare del racconto e
la soggettività della narrazione.
Il film comincia
con l’apparizione di Shlomo,
“il pazzo del villaggio”,
che inizia un racconto.
La storia si sviluppa
quasi integralmente come
un flashback ambientato
in un villaggio ebraico
dell’Europa dell’Est
nel 1941. La rottura
dell’equilibrio si ha quando
Shlomo avvisa i suoi
compaesani che nei villaggi
vicini gli ebrei stanno
venendo deportati dai militari
nazisti. Grazie a una
sua idea, il consiglio degli
anziani organizza un finto
treno di deportazione
che accompagni tutto il
Paese in Palestina passando
per l’Unione Sovietica.
Sulla via il gruppo incontra
non poche difficoltà,
ma lo squinternato treno
riesce a raggiungere il
confine sovietico, trovando
la tanto sognata “salvezza”.
Alla fine della storia,
Shlomo aggiunge:
«Questa storia è vera... o
quasi», e un allargamento
di inquadratura lo mostra
sorridente dietro al filo
spinato di un campo di
concentramento. Il surreale
racconto e la “pazzia”
del narratore sono
pretesti per raccontare il
dramma dell’Olocausto.
C - A Beautiful Mind
(Ron Howard, Gran Bretagna,
2001) vede Russell
Crowe nei panni del matematico
John Forbes Nash.
Ispirata alla vita dello
scienziato, premio Nobel
nel 1994, la vicenda ha inizio
all’Università di Princeton
nel 1947, quando
Nash si distingue come
studente introverso ma
brillante. Una serata in
un locale e una sfida in relazione
a una ragazza
bionda (che lo vede soccombere)
gli danno
l’idea per un saggio sui
principi matematici di
competizione che annullerà
tutti gli studi precedenti.
Accolto con tutti
gli onori al prestigioso
Massachusetts Institute of
Technology, il protagonista si vede anche offrire il
delicato incarico di decodificatore
di codici segreti
nel periodo della Guerra
Fredda tra Usa e Urss.
Sposato con una bella e intelligente
studentessa, Alicia,
il protagonista cade
progressivamente in uno
stato ossessivo che verrà
diagnosticato come schizofrenia
paranoide. La figura
dello scienziato pazzo
è un classico della narrativa,
ma di solito è declinata
in chiave horror o
fantascientifica. L’umanità
che qui Crowe riesce a
trasmettere al suo personaggio
dà una caratterizzazione
umana di tutt’altro
spessore.
Marco Deriu