Per una sola famiglia umana

In Italia gli immigrati stranieri procedono verso l'integrazione e non sempre sono soli. Un esempio di accoglienza intelligente è costituito dal Centro Missionario “Scalabrini”.

La cooperativa edilizia

09/01/2012

Tra le iniziative, nate e diffusesi nel territorio bassanese già dalla fine degli anni Novanta, è da annoverare la cooperativa edilizia “Giovanni Battista Scalabrini” sorta grazie al generoso amore per gli emigrati, verso i quali si rivolge il carisma dei Missionari Scalabriniani, fondati nel 1887. Abbiamo discusso con il superiore locale del Centro Missionario, padre Bernardo Zonta, che è il presidente della cooperativa, nata nel 1991 con l’intento di acquistare, recuperare e accogliere le famiglie degli emigrati giunti a Bassano da luoghi lontani. «Inserirsi nel contesto sociale di una città differente dalla propria, o in una regione non sempre risulta facile e – afferma p.

Bernardo – figuriamoci per i fratelli “stranieri” che si sentono tali proprio perché digiuni della nuova lingua e della nuova cultura, che porge loro una mano per una accoglienza fattiva ed efficace. Figuriamoci, poi se oltre alle “questioni pratiche” di ogni giorno (si pensi alla compilazione del permesso di soggiorno, alle informazioni per la richiesta di asilo, alle procedure per l’iscrizione dei minori nelle scuole pubbliche) si è alla ricerca di un lavoro e un’abitazione dove “definire” una vita regolare, da liberi cittadini. Nei confronti degli stranieri, poi, si è sempre diffidenti! L’altro ci fa paura, perché non si conosce la propria storia, la propria vita passata e le intenzioni future».

Il carisma scalabriniano, però, trova sempre modo di radicarsi nel cuore della gente; soprattutto tra i bassanesi che hanno sperimentato nel corso della seconda metà dell’800, sino agli inizi del 1900, il dramma dell’emigrazione nelle Americhe. Padre Bernardo sottolinea la valenza dell’impegno, nel corso degli anni, dei suoi predecessori e dei laici che si sono impegnati in un nobile progetto e hanno saputo coinvolgere la realtà locale lavorando disinteressatamente. «Oggi – dice il superiore – la nostra cooperativa conta in totale venticinque soci, così distinti: quattordici italiani e undici stranieri (ci tengo a far notare che è presente e rispettata una importante “quota rosa” delle socie: pari a cinque unità su 18 uomini!). L’impegno economico risultante dal nostro intervento sul territorio è notevole, se si pensa che in vent’anni sono stati acquistati e ristrutturati sedici appartamenti nei Comuni di San Nazario, Carpanè e a Fellette di Romano d’Ezzelino. Sono tutti appartamenti, rinnovati ed efficienti, e ospitano numerose famiglie di immigrati regolari. Nel corso degli anni, dopo un adeguato inserimento nel mondo del lavoro, è stato chiesto loro di contribuire con una piccola percentuale alle spese di mantenimento degli edifici stessi, che serviranno per altre famiglie quando i primi riusciranno ad avere un’abitazione propria».

Un solo rammarico nelle parole di padre Bernardo: «L’attuale crisi economica ha toccato anche il mondo del volontariato e abbiamo dovuto mettere in vendita tre edifici, per poter sanare la situazione debitoria presso le banche. Il nostro obiettivo però resta chiaro e semplice: vogliamo che le “famiglie straniere” si inseriscano, integrandosi serenamente e seriamente, nel territorio; contribuiscano a fondare solidi legami con gli abitanti dei rispettivi Comuni, avviino un percorso responsabile di integrazione culturale (senza “confondersi”) e realizzino una società multietnica e multiculturale ma, soprattutto, come dice Benedetto XVI, cooperino a creare “una sola famiglia umana!”».

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