Dossier - La famiglia come risorsa

Tutti gli articoli dei nostri inviati alla Conferenza nazionale della famiglia che si è svolta a Milano. L'urgenza di politiche fiscali orientate ai nuclei familiari.

L'importanza di un tavolo di lavoro su adozione e affido

12/11/2010

“È fondamentale che la scuola sia pronta ad accogliere il bambino adottato straniero tenendo conto della sua specificità e venendo incontro alle sue esigenze”. All’interno dei gruppi di lavoro tenutisi ieri nell’abito della Conferenza nazionale della famiglia, uno spazio al ruolo dell’educazione scolastica è stato dato da Paola Crestani, vice presidente del Ciai (Centro italiano aiuti all’infanzia) e portavoce di “Oltre l’adozione”, un coordinamento di 11 enti autorizzati per la sussidiarietà all’adozione internazionale.

    Difficoltà nel seguire le lezioni e nell’apprendimento sono caratteristiche proprie del bambino appena arrivato nella sua nuova famiglia, all’inizio assorbito dalla necessità di capire cosa gli sta succedendo, intento a instaurare legami affettivi significativi con i suoi nuovi genitori. Ma la scuola, impreparata, spesso lo assimila ai bambini con ritardo mentale e ne chiede la certificazione. “E’ normale che i bambini appena arrivati in Italia presentino dei ritardi nello sviluppo psicomotorio che però non sono dei veri e propri ritardi dello sviluppo, e per i quali non serve nessun intervento specifico”, si precisa nell’intervento. Inutile sarebbe quindi il ricorso, in questi casi, alla certificazione e agli insegnanti di sostegno che dovrebbero invece essere utilizzati per gli allievi che ne hanno veramente bisogno.

    La soluzione? “Basterebbe consentire ai bambini di stare a casa anziché iniziare subito la scuola o di essere inseriti in una classe inferiore a quella corrispondente alla loro età anagrafica: attualmente eventuali deroghe in questo senso sono ammesse solo a discrezione del dirigente scolastico. Addirittura una circolare dell’Usp di Milano dice che non è possibile ritardare di un anno l’inserimento del bambino alla scuola primaria se non dietro certificazione di handicap”. Scuola e adozione, quindi, si muovono su strade parallele, spesso distanti.

    “Ma un rapporto con il Miur è fondamentale. Abbiamo promosso un faticoso lavoro di raccolta delle adesioni della maggior parte degli enti autorizzati e delle associazioni familiari e abbiamo proposto un appello congiunto al Ministero dell’Istruzione. Venerdì scorso siamo stati ascoltati da Giovanna Boda, responsabile della Direzione generale per lo studente, l’integrazione, la partecipazione e la comunicazione, che si è impegnata a istituire un tavolo di lavoro su adozione e affido, che dovrebbe arrivare a redigere le linee guida sull’integrazione scolastica dei bambini affidati e adottati, ed emettere circolari ad hoc”. Una piccola tappa, che lascia ben sperare.

                                                                                                          Maria Galelli

Dossier a cura di Renata Maderna e Stefano Stimamiglio
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