Afghanistan, la guerra continua

Povertà, attentati e corruzione: la popolazione civile è sotto scacco. Il caso Emergency.

Le ultime dal fronte

19/04/2010
Bambine a scuola a Herat (foto di Nino Leto).
Bambine a scuola a Herat (foto di Nino Leto).

Liberi. Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira sono stati rilasciati dalle autorità di polizia domenica 18 aprile. I tre operatori umanitari erano stati arrestati una settimana prima, per la precisione sabato 10 aprile, a Laskhar Gah, in Afghanistan, al termine di una perquisizione effettuata nell'ospedale di Emergency che aveva portato al ritrovamento di armi, munizioni ed esplosivo. I tre italiani, accusati al momento del fermo di aver complottato per uccidere il governatore della provincia dell'Helmand, sono stati ritenuti "non colpevoli": lo ha detto un comunicato del Nds, l'agenzia di intelligence afghana. "Mi sembra una bella conclusione", ha dichiarato Gino Strada durante una conferenza stampa a Milano. "Qualcuno ha cercato di screditare Emergency e il tentativo è fallito", ha aggiunto. Gino Strada ha telefonato al ministro degli Esteri, Franco Frattini, al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, e all'inviato speciale dell'Onu per ringraziarli di quanto hanno fatto per la liberazione di Marco Garatti, Matteo Pagani e Matteo Dell'Aira.

Buone nuove da Kabul, dunque. Per fortuna non sono le prime e non sono le uniche. A dire il vero, infatti, qualche notizia positiva, cercando bene, la si trova. Il 12 aprile, ad esempio, l’agenzia di stampa Pajhwok afghan news, in un dispaccio trasmesso da Mazar-i-Sharif, ha raccontato l’apertura di tre nuove scuole elementari nella provincia di Balkh, nel Nord del Paese, abitata da molte famiglie  nomadi. «Sono le prime a esser costruite qui», ha dichiarato il direttore,  Muhammad Zahir Pinhan: «Le frequentano un centinaio tra bambine e bambini».   Un evento incoraggiante come incoraggiante è quanto avvenuto il 15 aprile, a Kabul dove 370 giovani afghane hanno ricevuto un diploma per aver concluso i percorsi professionali in informatica, inglese, ristorazione e gestione delle mense, organizzati e finanziati dalla Cooperazione italiana. Non dimentichiamo che ancor oggi l’Afghanistan, con appena il 12,6 per cento, ha il tasso di alfabetizzazione femminile più basso di tutta l’Asia. Le donne non hanno facile accesso alla proprietà della terra, ai pubblici uffici e, in generale, al lavoro: devono in buona sostanza dipendere da mariti, padri e fratelli per qualsiasi decisione e per la loro sopravvivenza. 

Luci e ombre dell’Afghanistan, un Paese che negli ultimi giorni tiene l’Italia con il fiato sospeso, per via dell’arresto giudicato arbitrario e pretestuoso da molti organismi internazionali dei tre operatori umanitari di Emergency, registra lutti sia tra la popolazione locale (il 15 aprile, vicino a Kandahar, l’esplosione di un residuato bellico ha causato cinque morti, tra cui tre bambini) sia tra i militari stranieri (il 15 aprile quattro soldati tedeschi sono stati uccisi dagli insorti), creando difficoltà alla strategia alleata: i talebani hanno esultato all’indomani del ritiro delle truppe americane e afghane dalla valle di Korengal, impervia regione montagnosa poco abitata nella provincia afghana orientale di Kunar, vicino alla frontiera pakistana, costata la vita a ben 42 soldati Usa e ribattezzata perciò la «Valle della morte». 

Rimane la fatica quotidiana di un Paese che conta circa 28 milioni e mezzo di abitanti la cui aspettativa di vita, al momento della nascita,  è tra le più basse  del pianeta (non arriva a 45 anni), con un altissimo tasso di poveri (rappresentano il 36 per cento della popolazione complessiva) e con un’economia praticamente inesistente, “drogata” com’è dalla produzione di oppio e dagli aiuti internazionali.

Dossier a cura di Fulvio Scaglione e di Alberto Chiara
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