Afghanistan, la guerra continua

Povertà, attentati e corruzione: la popolazione civile è sotto scacco. Il caso Emergency.

Oltre all'oppio anche l'hashish

19/04/2010
Papaveri da oppio nella provincia di Urugzan (Afghanistan).
Papaveri da oppio nella provincia di Urugzan (Afghanistan).

Idee, ordini e progetti abbondano. Ma rigorosamente fuori Kabul dove l’impegno antidroga latita. E dire che gli stimoli non mancano.  Il nostro ministro degli Esteri Franco Frattini, ad esempio,  ha di recente suggerito di investire di più e meglio sulla produzione d’olio d’oliva, offrendo così ai contadini afghani un’alternativa alla coltivazione dei papaveri da oppio: la regione sotto comando italiano, quella di Herat, è terreno propizio perché un tempo ricca di ulivi.

Qualche giorno fa, poi, il presidente degli Stati Uniti d’America, Barack Obama, ha ordinato di arrestare i signori della droga e di bloccare i convogli che trasportano le sostanze stupefacenti, non distruggendo più i campi pieni di papaveri, cosa che - quando è stata fatta - ha  attirato  le ire dei contadini, li ha privati di una fonte di guadagno e li ha consegnati nelle mani degli insorti, non importa se talebani o  tagliagola senza particolari progetti politici.

Antonio Maria Costa, infine, vice segretario generale delle Nazioni Unite e direttore esecutivo dell’Ufficio dell’Onu  contro la droga e il crimine (Unodc) ha detto di confidare molto nel maltempo: stando ai primi rapporti giunti sulla sua scrivania, a Vienna, dalle varie province afghane saranno le avverse condizioni climatiche, più che gli sforzi del Governo Karzai, a tener bassa quest’anno la produzione di oppio, già scesa l'anno scorso, quando risultarono coltivati ad oppio 123,000 ettari, il 36 per cento del territorio in meno rispetto al picco di 193.000 ettari del 2007.
 
Una cosa è certa. L’Afghanistan è ormai anche il leader globale della produzione di hashish, più  facile da coltivare e più redditizio. Proprio uno studio dell’Unodc rivela che nel Paese vengono ogni anno coltivati fra i 10 mila e i 24 mila ettari di cannabis, la resa è decisamente più alta di quella registrata in altre Nazioni, come il Marocco. Secondo queste stime, illustrate dallo stesso  Antonio Maria Costa,  l'Afghanistan immetterebbe sul mercato nero internazionale fra le 1.500 e le 3.000 tonnellate di “fumo”' ogni anno. Anche se l’oppio, da cui si ricava l'eroina, è ancora la coltivazione preferita fra gli agricoltori afghani, l'hashish consente un guadagno lordo di 3.900 dollari per ettaro, contro i 3.600 del papavero, ed e' tre volte più economico come costi di produzione. «Come già nel caso dell'oppio», sottolinea Costa, «la coltivazione della cannabis si concentra soprattutto al Sud, nelle regioni dove e' maggiore l’instabilità politica».    

Dossier a cura di Fulvio Scaglione e di Alberto Chiara
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