31/03/2012
Centocinquanta cognomi trentini su 13,000 abitanti sarebbero tanti anche per un comune del Veneto o della Lombardia. Tuttavia, a 10,000 chilometri da Monte Bondone e fiume Adige, sono tanti davvero!
Il comune in questione si chiama – guarda caso - ‘Nova Trento’, si trova nello Stato brasiliano di Santa Catarina (il penultimo, a Sud, prima del confine con l’Uruguay) e la natura che lo circonda non potrebbe essere piu’ diversa da quella della citta’ che ne ha ispirato il nome. Eppure, in questa valle circondata da foreste tropicali lussureggianti, lo spirito trentino e, piu’ in generale, italiano, e’ riuscito a resistere alla distanza spazio-temporale dalla madre patria.
Rino Montibeller, responsabile degli scambi culturali presso l’ente turismo comunale di Nova Trento, in Brasile.
In parte grazie all’intraprendenza e alla religiosita’ dei primi
‘colonizzatori’, una ventina di famiglie di emigrati trentini che
fondarono la citta’ nel 1875, dei loro discendenti e dei tanti
conterranei che, attratti da terra praticamente gratuita e abbondanti
opportunita’ di lavoro, li raggiunsero subito dopo.
“I primi che arrivarono qui speravano di trovare terreno da coltivare e
dovettero invece fare I conti con la giungla, gli insetti e gli indios
non sempre amichevoli: per loro la fede fu fondamentale per andare
avanti”, spiega Rino Montibeller, che nel suo ruolo di responsabile
degli scambi culturali presso l’ente turismo comunale di Nova Trento ne
preserva e ne divulga la storia.
“I trentini avevano nel cuore il ricordo di quelle chiesette lassu’ in
alto sulla montagna, dunque appena possibile le ricostruirono qui”
Iniziarono dal monte piu’ alto della zona, il Morro da Cruz un cocuzzolo
fitto di vegetazione a 525 metri sul livello del mare dove, aiutati
inizialmente da un gesuita francese, Padre Alfredo Russell, eressero
mattone per mattone Nossa Senhora do Bom Soccorro (la Madonna del
Soccorso) chiesa che anche grazie al panorama mozzafiato e’ una delle
piu’ visitate del Brasile, e la seconda ‘attrazione’ per cosi’ dire di
Nova Trento.
La prima, molto piu’ in basso nella frazione di Vigolo (battezzata cosi’
in onore dell’omnima frazione di Trento) e molto piu’ recente, e’ Santa
Paulina, un enorme santuario da 4000 posti a sedere, dove la messa
viene trasmessa una volta al mese in diretta TV, inaugurato nel 2006 in
seguito alla canonizzazione dell’omonima Santa, vissuta e morta in
Brasile, ovviamente, trentina anche lei.
E a corredo di queste due mete di pellegrinaggio che da sole attirano
almeno 70,000 visitatori al mese – altre 30 circa, tra chiese ed abbazie
costruite negli anni dagli abitanti della zona, tutte o quasi con nomi
architettura e ‘sapore’ italiano.
Lo stesso sapore che si gusta nelle tante aziende vinicole e fattorie,
alcune trasformate in agriturismo (una addirittura in museo della
civilta’ Contadina italiana) nate e cresciute qui che insieme alle
chiese, fanno di Nova Trento il maggiore polo di attrazione di turismo
religioso del Sud del Brasile e il secondo dell’intera nazione.
“Nova trento e’ chiamata la ‘piccola Italia’ della nostra regione e il
perche’ si sente nell’aria. Abbiamo tradizioni ancora forti qua,”
continua Montibeller l’ultimo dei trentini ad emigrare quaggiu’ negli
anni ‘90.
“Il gruppo di danza e musica folk, quello di teatro, la famosa polenta
offerta da tutti i ristoranti … tutte cose che c’erano gia’ e che adesso
piacciono anche ai turisti”.
Un mix vincente insomma di Fede e italianita’ che in un Paese in
crescita come questo (uno dei pochi al mondo al giorno d’oggi, anche con
molta strada ancora da fare) lascia ben sperare Montibeller e i suoi
nuovi concittadini: adesso la speranza e’ che, trovanodsi a meta’ strada
tra Curitiba e Porto Alegre, entrambe citta’ dove tra due anni si
giocheranno I mondiali di calcio, magari anche qualche non-brasiliano si
accorga di questo “pezzetto di Italia” (come recita lo slogan) –
Cristiana aggiungiamo noi – nella giungla.
Stefano Salimbeni