Giro, l'entusiasmo riparte dal Basso

La vittoria dell'italiano ci restituisce un uomo, forse un campione, certo tanta passione in più per uno sport che cerca strade nuove.

Basso: rinato l'uomo rinascerà il campione?

30/05/2010
Ivan Basso, già vincitore del Giro d'Italia nel 2006.
Ivan Basso, già vincitore del Giro d'Italia nel 2006.

Non giochiamo con le parole, ma davvero pensiamo di non pensar male pensando a quello che molti pensano a proposito del successo nel bellissimo Giro d'Italia 2010 di Ivan Basso, 32 anni, sposato, due figli, e cioè: attenzione a gridare al campione, lo abbiamo gridato nel 2006 quando Basso vinse una prima volta il Giro d'Italia, poi ci sono stati i due anni di buio nella storia del corridore varesino, fermato per doping, il doping più misterioso e se vogliamo anche più tenebroso, quello della sacche di sangue di atleti custodite e arricchite dal dottor Fuentes, spagnolo dedito anche alla chimica applicata (ma non mai inquisita) a calciatori e tennisti celebri. Basso ha ammesso la colpa, ha pagato al mondo, si è ripulito tutto sommato nel modo più doloroso ed onesto.

     Ecco, noi pensiamo che molti possano pensare con scetticismo al suo gran ritorno, e intanto, sicuri di non contraddirci, pensiamo che si sbaglino. Nel senso che Basso è a posto: vero che troppe volte il ciclismo ha deluso chi ha creduto nelle sue voglie di pulizia, ma vero anche che c'è stata una svolta, che esiste una corsa al rinnovamento, al rinascimento, al risorgimento, e che Basso ha tutto per essere il migliore interprete del copione coraggioso, perché è quello che ha sofferto di più la parte.  Il discorso sull'uomo ci pare debba partire da una fiducia ritrovata, da un applauso alla rinascita. Il discorso sul campione ha bisogno di un riscontro che si chiama Tour de France.

     Basso ha in progetto di andare al Tour, sapendo di avere avversari che si chiamano Contador, Armstrong, Schleck, sapendo soprattutto di essere un controllatissimo, un comunque-sospettato. L'antidoping francese è severo, può diventare cattivo se viene accertato, come pare, che Lance Armstrong se lo è spupazzato con disinvoltura e non un volta sola, usando, sfruttando la licenza di ormoni datagli da un cancro affrontato e vinto e però con lo strascico costante dell'assunzione di speciali farmaci, vietati agli altri corridori.

     Il Tour non è più difficile del Giro, le grandi montagne della corsa rosa sono più dure di quelle francesi, e quest'anno quasi ogni tappa è stata mossa, combattuta. E al via c'era un ex vincitore dello stesso Tour, lo spagnolo Sastre, c'era un corridore da due secondi posti a Parigi, l'australiano Evans in corsa con la maglia di campione del mondo. In altri Giri, per altri ciclisti italiani, per lo stesso Basso del 2009, questa presenza straniera sarebbe bastato: nel senso che non ci sarebbe stato uno dei nostri con la maglia rosa finale.  Basso può vincere il Tour.

     E il Tour può “vincere” Basso? La corsa francese ha una risonanza enorme, può bastare per tutta una carriera, ha un soffio vitale che prescinde dalle fortune, dalle contingenze del ciclismo, nel senso che è un fatto letterario, culturale, persino spirituale. Basso ha vinto la paura del ritorno dopo il doping, impiegando per farcela tutto un 2009 di gare umili e spesso irrise, potrebbe anche vincere la soggezione di fronte al Tour. Non è un pronostico, è una speranza.

Gian Paolo Ormezzano
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