Egitto, elezioni nel sangue

Decine di morti in pochi giorni alla vigilia delle elezioni presidenziali. La corsa dei Fratelli Musulmani, la ricerca di un candidato "laico".

Eltahawy: "Le donne faranno la differenza"

06/05/2012
Una ragazza in una strada del Cairo (foto Reuters).
Una ragazza in una strada del Cairo (foto Reuters).

Newsweek l'ha definita una delle donne più coraggiose del mondo. Lei - reduce da un arresto, botte e molestie subite a novembre al Cairo - sorride e scuote la testa. “In realtà sono le giovani egiziane, che sostengono le loro idee nonostante le violenze, l'esempio del coraggio”.

 Ad agosto Mona Eltahawy, giornalista, opinionista e attivista egiziano-americana, compirà 45 anni. E chissà che allora non potrà festeggiare pure la riconquistata democrazia nel Paese dominato per 30 anni da Mubarak e che a fine maggio voterà per un nuovo presidente.

Un traguardo importante a cui la giornalista che scrive su più testate, dal Guardian al New York Times, guarda con fiducia. Nonostante tutto. “Per ora l'Egitto è simile a un triangolo dominato da tre punte: i Fratelli musulmani, i militari, la rivoluzione. I primi sono in mezzo e si stanno accordando con i militari per ottenere l’immunità per i processi e la trasparenza sul budget, ma sanno che non possono ignorare la forza della rivoluzione. Non è un gioco facile tra loro ma d’ora in poi chi va al potere, sa che sarà ritenuto responsabile di ciò che fa”.


Merito della rivoluzione, secondo la blogger, che a novembre fu arrestata in piazza Tahrir e tenuta per ore nella sede del ministero dell'Interno. Da lì è uscita con un braccio e una mano rotti, ma capace di denunciare quello che le era successo raccontandolo quasi in tempo reale al popolo di Twitter. “I social network sono sicuramente importanti oggi, ma sono dei mezzi e a volte ambivalenti – chiarisce - Ma le persone non sono stupide, hanno capito che erano sotto un regime e hanno cercato di rovesciarlo, usando anche Twitter”. Perciò continua: “La rivoluzione è stata fatta dal basso, dalle persone che sono scese in piazza e si sono messe con i loro corpi davanti ai carri armati”.

In questo modo qualche promessa fatta in Piazza Tahrir, è stata mantenuta: “Si è riusciti a far sì che Mubarak e il suo successore non possano più ereditare il potere dal padre, che si possa avere davvero una democrazia. E per la prima volta è stata fissata una data per il passaggio del potere da parte dei militari, cioè dopo il voto”.


E aggiunge: “Non mi fido dei militari, anche se sono stati rappresentati come quelli che hanno protetto i rivoluzionari. In realtà, sono responsabili di torture e violenze alle donne con i cosiddetti test di verginità...Mi fiderò di loro solo quando passeranno il potere!”.

Intanto, nel breve termine la primavera egiziana ha centrato un altro obiettivo: “Insieme alla Tunisia, è diventata un punto di riferimento per altri Paesi ad esempio lo Yemen, il Marocco o l’Arabia Saudita che è ancora un punto oscuro”. 

- E la Siria? 

“Loro volevano una rivoluzione pacifica autonoma. Ora dopo le migliaia di persone uccise, chiedono un intervento che non sia fatto di bombardamenti. E io appoggio questa richiesta”.

Ben più lungo il lavoro da fare all'interno del Paese. “Abbiamo bisogno di una rivoluzione che sia sociale e culturale - ammonisce Mona - Il rischio è che una volta eliminato il Grande Faraone, ci siano tanti altri piccoli faraoni nella vita di tutti i giorni. Bisogna che la rivoluzione sia una conquista di libertà e dignità personale”.


E devono cadere gli stereotipi: “Nelle interviste le donne restano delle vittime, parlano di violenze sessuali e della necessità che gli uomini le proteggano. Mai una parola sul loro schieramento alle prossime elezioni”. E invece spesso, secondo Eltahawy, viene proprio dalle donne lo stimolo per continuare a lottare. “A marzo sono tornata a manifestare in Egitto - racconta - Insieme ad altre donne a un certo punto ci siamo trovate davanti alle barricate col filo spinato e dieci militari dall'altra parte. Le donne hanno urlato più volte: 'Fateci passare' e dopo un po' i soldati si sono spostati. Io allora ho pensato: Questo sì che è coraggio!”.

Patrizia D'Alessandro

Preferiti
Condividi questo articolo:
Delicious MySpace

tag canale

MODA
Le tendenze, lo stile, gli accessori e tutte le novità
FONDATORI
Le grandi personalità della Chiesa e le loro opere
CARA FAMIGLIA
La vostre testimonianze pubblicate in diretta
I NOSTRI SOLDI
I risparmi, gli investimenti e le notizie per l'economia famigliare

Ultimi dossier pubblicati

%A
Periodici San Paolo S.r.l. Sede legale: Piazza San Paolo,14 - 12051 Alba (CN)
Cod. fisc./P.Iva e iscrizione al Registro Imprese di Cuneo n. 00980500045 Capitale sociale € 5.164.569,00 i.v.
Copyright © 2012 Periodici San Paolo S.r.l. - Tutti i diritti riservati