06/02/2012
Diana e Carlo, neo sposi, salutano la regina Elisabetta nella cattedrale di St. Paul a Londra, il 29 luglio 1981 (foto Ansa).
Una professionista. Dopo sessant’anni da regina, si può dare atto a Elisabetta II d’Inghilterra di avere ricoperto il proprio ruolo con il massimo dell’impegno e della serietà, di non avere svicolato di fronte alle responsabilità e di essersi adattata al cambiare dei tempi rimanendo sé stessa. Perciò non suoni irriverente o sarcastico attribuirle il migliore dei riconoscimenti informali che si usano nel mondo del lavoro: questa donna è una professionista.
Quando salì al trono il 6 febbraio 1952, alla morte del padre Giorgio VI, Elisabetta non aveva ancora compiuto i 26 anni. A noi che la ricordiamo da sempre con cappellini antiestetici e sorrisi matronali, sembra strano pensarla giovane e bella. Eppure lo era, specie quando, il 20 novembre 1947, aveva sposato Filippo Mountbatten, da allora noto come Filippo di Edimburgo, il principe consorte.
Quali batticuori avesse prima di diventare regina, non ci è dato sapere. Non erano ancora i tempi di Carlo e Diana e Camilla, di Andrea e Sarah Ferguson, quando il vivere in pubblico emozioni, tradimenti e scandali ha reso evidente il lato umano, troppo umano della casa reale britannica. L’autocontrollo inglese e regale è un tratto costitutivo di Elisabetta II, e visti gli eccessi delle generazioni successive si è dimostrato un’autentica qualità pubblica. Che però ha il suo lato oscuro privato: la freddezza che avrebbe sempre dimostrato anche nei confronti dei figli, e che raggiunse l'apice nei rapporti con Diana, la bella, giovane, emotiva moglie dell’erede al trono Carlo.
Il destino ha voluto che dalle traversìe sentimentali dei figli Carlo, Andrea e Anna originasse quello che lei stessa ha definito il suo “annus horribilis”, il 1992; e che proprio la freddezza dimostrata dopo la tragica morte di Diana le costasse il minimo della popolarità presso i sudditi. Il massimo del gossip che Elisabetta abbia manifestamente concesso ai lettori della stampa scandalistica sono i suoi cappellini, ma i professionisti della politica l’hanno stimata. Tony Blair, che era primo ministro al tempo dei funerali di Diana, ebbe un ruolo decisivo nel riconciliare la monarca con il suo popolo, e se dobbiamo dare credito al film The Queen, non mancava di ammirazione per una sovrana tanto fedele al proprio ruolo. Ma in linea con il proprio carattere, nel 2011 Elisabetta II l’ha ripagato non invitandolo al matrimonio del nipote William con Kate Middleton.
Elisabetta II appartiene a quella categoria di personaggi che magari non si amano del tutto, però si stimano. Se c’è una qualità che percorre tutta la sua lunga vita e della quale bisogna darle atto, quella è la dignità: trattandosi della regina d’Inghilterra, che rimane il sovrano più importante al mondo, è una dignità che ha trasmesso all’intera monarchia. Ci sono stati momenti nei quali questo prestigio è dipeso solo da lei, non certo dal gaffeur principe consorte né dai figli inconsistenti né tanto meno dalla popolarissima ma un po’ isterica Diana.
E’ proprio delle personalità forti mostrare comportamenti dignitosi qualunque siano le circostanze, e questa forza Elisabetta l’ha avuta. Non a caso ama le donne che sanno reggere il proprio ruolo, si tratti di Michelle Obama o della nipote acquisita Kate Middleton. L’immagine pubblica è una responsabilità, e per 60 lunghi anni la regina d’Inghilterra l’ha trattata come tale. Da autentica professionista.
Rosanna Biffi
Rosanna Biffi e Silvia Guzzetti