14/12/2011
Papa Benedetto XVI firma l'enciclica “Caritas in veritate”.
L'Italia vive ora in un paradosso, per cui ha il più basso tasso di crescita demografica d'Europa e il più alto indice di consumo del territorio, ovvero di cementificazione del terreno per costruire case che rimangono vuote e capannoni industriali, erodendo terreno agricolo prezioso. “Il nostro Paese non deve usare la crisi come pretesto per rinnegare impegni di un rispetto ambientale che è anche salvaguardia di civiltà” afferma dalle colonne di “Qui Touring”, il presidente del Touring Club Italiano, Franco Iseppi. L'associazione Greenaccord, con il sostegno della Provincia di Roma, ha dato vita al progetto “Verso un Nuovo Umanesimo”, che consiste in una serie di incontri, il primo dei quali (dedicato al tema “economia e sostenibilità sociale”) si è svolto a Roma nella Sala San Pio X in Via della Conciliazione.
Benedetto XVI, nell'enciclica “Caritas in veritate”, scrive: “La complessità e gravità dell'attuale situazione economica giustamente ci preoccupa, ma dobbiamo assumere con realismo, fiducia e speranza le nuove responsabilità a cui ci chiama lo scenario di un mondo che ha bisogno di un profondo rinnovamento culturale e della riscoperta di valori di fondo su cui costruire un futuro migliore. La crisi ci obbliga a riprogettare il nostro cammino, a darci nuove regole e a trovare nuove forme di impegno, a puntare sulle esperienze positive e a rigettare quelle negative. La crisi diventa così occasione di discernimento e di nuova progettualità. In questa chiave, fiduciosa piuttosto che rassegnata, conviene affrontare le difficoltà del momento presente”.
Nell'incontro non è mancata la voce della dottrina sociale della Chiesa, illustrata da Monsignor Mario Toso, Segretario del Pontificio Consiglio della Giustizia e della Pace, affiancata a quella di economisti e sociologi. Appare ormai evidente a molti che la recessione mondiale assomiglia sempre di più a quella degli anni ’30. Ora come allora, infatti, l’origine finanziaria investe e trascina l’economia reale.
Il mondo sviluppato uscì da quella crisi anche, e soprattutto, grazie al “New Deal” di Roosevelt e oggi ci si può chiedere se gli stimoli per la ripresa possano essere legati alla green economy e dunque se sia possibile un green new deal, che abbia però, per essere efficace, una dimensione globale.
“Oggi gli stimoli per la ripresa non possono essere semplicemente capaci di fare “uscire dalla crisi”, come si usa comunemente dire, per poi tornare, una volta usciti, al modello di crescita seguito dalla rivoluzione industriale in poi, che oggi e globalmente, non è più sostenibile. Il "green new deal" non può essere pensato solo come mezzo per uscire dalla crisi ma come mezzo per cambiare modello di produzione e di consumo” ha affermato Laura Castellucci, docente di economia politica all'Università di Roma Tor Vergata, intervenendo al convegno.
Gabriele Salari