Uganda, il futuro dei Karimojong

La Ong piacentina Africa mission-Cooperazione e sviluppo è impegnata in numerosi progetti a sostegno del popolo di pastori che vive nel Nodest del Paese africano.

I "returnees": piccoli mendicanti per le strade di Kampala

16/08/2011
La preparazione del pasto per i "returnees" nella sede di Cooperazione e sviluppo a Moroto (foto di G.Bravi).
La preparazione del pasto per i "returnees" nella sede di Cooperazione e sviluppo a Moroto (foto di G.Bravi).

A Kampala, la capitale dell'Uganda, se ne vedono a decine lungo le strade, in mezzo al traffico: piccoli mendicanti, soli, che si avvicinano alle auto, allungano la mano in attesa di qualche scellino sussurrando in lingua karimojong la frase di sempre, come un triste, assordante ritornello: "Akorò", ho fame. Li chiamano returnees: sono i bambini senza famiglia, spediti a Kampala e negli altri grandi centri urbani per racimolare qualche soldo, un po' di cibo, per sopravvivere. Vengono tutti dal Karamoja, la regione più povera dell'Uganda, dove le carestie e la siccità rendono la vita ancora più difficile. A volte arrivano in città da soli; spesso vengono venduti e mandati qui con le loro mamme che, poi, li lasciano per andare a prostituirsi.

I cooperanti di Africa mission-Cooperazione e sviluppo a Moroto spiegano che i returnees delle città ugandesi provengono tutti da una particolare zona del Karamoja, il distretto di Napak: anni fa questo era il distretto più scolarizzato dell'intera regione; è quindi molto probabile che da qui molti siano partiti per andare a cercare opportunità di occupazione a Kampala, creando i primi contatti con la realtà della città, rimasta invece completamente estranea alla popolazione Karimojong degli altri distretti.

    Qualche tempo fa, nella sede di Moroto Cooperazione e sviluppo ha accettato di accogliere 246 returnees spediti qui dal Governo: la polizia li aveva rastrellati tutti per le strade di Kampala, li aveva stipati in una specie di riformatorio nella capitale - una sorta di centro di raccolta dove i piccoli spesso subiscono violenze e abusi da parte degli agenti - in attesa di rimandarli in Karamoja, nei loro villaggi di provenienza. «All'arrivo qui a Moroto», racconta Paolo Strona, architetto che, dopo anni di volontariato con Cooperazione e sviluppo, oggi lavora a tempo pieno per la Ong, «i piccoli erano in condizioni ingienico-sanitarie terribili e noi ci siamo trovati ad affrontare una situazione di emergenza. Ora, pare che il Governo abbia intenzione di costruire un centro di raccolta per i returnees qui in Karamoja».

Operazione di ricongiungimento di piccoli "returnees" con la loro famiglia (foto di G.Bravi).
Operazione di ricongiungimento di piccoli "returnees" con la loro famiglia (foto di G.Bravi).

    Cooperazione e sviluppo ha gestito le operazioni di ricongiungimento dei bambini con le loro famiglie di origine, nei villaggi Karimojong: un lavoro lungo e faticoso di ricerca e identificazione, per rintracciare i genitori, o solo la madre o i nonni, di ogni singolo returnee, reso ancora più difficile dal fatto che questi piccoli sono analfabeti e parlano soltanto la lingua karimojong. «Nel giro di alcuni giorni», spiega Strona, «tutti i bambini hanno lasciato la sede della Ong a Moroto, sono stati riaccompagnati nei loro villaggi e riconsegnati ai loro nuclei familiari». Ma il problema dei returnees - a Cooperazione e sviluppo lo sanno bene - è molto lontano dall'essere risolto: nelle capanne dei loro villaggi di origine li aspetta la fame. E il futuro di questi bambini probabilmente non sarà lì: presto le madri li manderanno via, li spediranno di nuovo aper le strade di Kampala. Non hanno altra scelta. 

    Ma anche fra i returnees ci sono storie di speranza, come quella di Kevin Akiki. Originario di Moroto Kevin, rimasto orfano all'età di 17 anni, viveva da solo per le strade di Kampala. Dal 2004, quando Cooperazione e sviluppo ha aperto il Centro giovanile "Don Vittorio", ha cominciato a frequentare la sede della Ong, prima come volontario, poi come giocatore di pallone nella squadra del Centro. Oggi, a 26 anni, Kevin è segretario e direttore artistico del "Don Vittorio", ha trovato stabilità e dedica le sue giornate e il suo impegno ad aiutare, attraverso la musica e il teatro, gli altri ragazzi e bambini di strada Karimojong a costruirsi un futuro.

Giulia Cerqueti
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