16/08/2011
La squadra di calcio del Centro "Don Vittorio" con l'allenatore Robert Myanja, primo a sinistra, in piedi (foto di G. Bravi).
Per i bambini di strada, i returnees, ma anche per tutta la
gioventù Karimojong del distretto di Moroto, Cooperazione e sviluppo sta
facendo molto grazie al Centro giovanile "Don Vittorio". Qui, ogni
giorno, dopo la scuola, i cooperanti accolgono i ragazzi e i bambini dei
villaggi: durante la settimana in media ne arrivano duecento, il
fine-settimana addirittura settecento. Come spiega Valeria Iannazzone,
studentessa universitaria che sta svolgendo a Moroto un periodo di
volontariato come "casco bianco", «i ragazzi giocano, i maschi a pallone
e le ragazze a netball, danzano, cantano, fanno attività di teatro e
musica, organizzano recite e spettacoli. I giovani Karimojong adorano la
danza, possono andare avanti a ballare anche per ore senza mai
stancarsi». La squadra di calcio è un fiore all'occhiello del Centro "Don Vittorio": l'allenatore, Robert Myanja, ha 30 anni e non è un Karimojong; lui stesso era un giocatore, prima a Kampala, poi nella città di Mbale; nel 2008 è arrivato a Moroto, al Centro di Cooperazione e sviluppo. «Mi piace moltissimo vivere in Karamoja», dice, «i ragazzi qui hanno un talento straordinario». L'appuntamento imperdibile del calendario calcistico è la prestigiosa Uhuru cup, la Coppa dell'Indipendenza, il campionato più atteso e popolare tra i ragazzi del Karamoja. Negli ultimi tempi, inoltre, il Centro ha inaugurato un programma di sostegno, riabilitazione e istruzione per dodici bambini di strada di Moroto.
Ileny, ex guerriero che ha abbandonato le armi dopo la Settimana della pace a dicembre 2010 (foto di G. Bravi).
Una volta all'anno, a dicembre, il Centro "Don Vittorio" organizza la Settimana
della
pace: grazie al passaparola tra i villaggi della zona, i giovani
guerrieri Karimojong vengono invitati a trascorrere sei giorni al
Centro, nel corso del quale svolgono attività e momenti formativi sul
tema della pace e del disarmo. «I ragazzi Karimojong da piccoli vengono
designati dalle loro famiglie a diventare guerrieri e, quindi, a
combattere con le altre tribù per razziare il bestiame», spiega Valeria. Al termine della Settimana della pace, capita
che alcuni decidano di abbandonare davvero le armi: come ha fatto Ileny,
ex guerriero di quasi trent'anni che a dicembre scorso, dopo aver partecipato alla Settimana della pace, ha
deciso di cambiare vita. Ogni giorno percorre a piedi 7 chilometri per
raggiungere dal suo villaggio il Centro giovanile; e lì fabbrica originali rosari e collanine con i quali oggi si guadagna da vivere.
Giulia Cerqueti