27/05/2011
Il mezzo degli italiani distrutto dalle bombe.
Un attentato: un ordigno fatto esplodere al passaggio del mezzo con i militari italiani a bordo, il boato, il fumo, il sangue, la conta degli uomini colpiti. Questa volta non è l’Afghanistan, ma è il Libano. E’ successo a circa 40 chilometri a Sud di Beirut, lungo la superstrada che collega la capitale a Sidone. Ed è successo il 27 maggio, giorno che l'Onu ha dedicato alla commemorazione dei suoi caschi blu morti nel mondo in difesa della pace. Non sembra un caso né l’una né l’altra cosa. Normalmente il ricordo dei peacekeeper si celebra il 29 maggio, ma quest’anno le celebrazioni sono state anticipate perché la ricorrenza sarebbe caduta di domenica. L’attacco a un mezzo dell’Onu ha dunque probabilmente una valenza simbolica.
Circa il luogo dell’attentato va detto che a Sidone c’è il grosso campo profughi di Ayn al-Hilwe che accoglie migliaia di palestinesi. Lì più volte le milizie di Al Fatah si sono scontrate con formazioni vicine ad Al Qaida. Solo poche settimane fa, il 10 maggio, c'era stato il passaggio di consegne nel settore ovest della missione Unifil, fra la Brigata di cavalleria Pozzuolo del Friuli, tornata in Italia, e la Brigata meccanizzata Aosta.
Il Parlamento ha autorizzato per questa missione la partecipazione di 1.780 militari. Su esplicito mandato dell’Onu, le nostre forze armate, insieme con quelle di altri Paesi, tra cui la Francia, la Spagna, la Cina, hanno il compito di garantire stabilità e sicurezza nel Sud del Libano, nell'area compresa tra il fiume Litani e la Blue Line (Linea Blu), ovvero il confine con lo Stato di Israele, prevenendo ogni possibilità di ripresa delle ostilità tra le parti coinvolte nel conflitto dell'agosto del 2006, ovvero tra Hezbollah e l’esercito israeliano.
Alberto Chiara