Libano, attacco all'Italia

Una bomba, piazzato lungo l'autostrada tra Beirut e Sidone, ha distrutto un blindato italiano. A chi giova la strategia della tensione.

Così Beirut perde la sua storia

27/05/2011
I grattacieli sul lungomare di Beirut.
I grattacieli sul lungomare di Beirut.

Beirut fa grandi affari ma rischia di perdere la sua storia. Quella che un tempo era la "Parigi del Medio Oriente" sta sacrificando il suo passato in nome della speculazione edilizia. Dopo il conflitto civile (1975-1990) in tutto il Libano è partita una grande corsa alla ricostruzione, che è andata di pari passo con la rinascita economica. Negli ultimi due anni, in effetti, l'economia libanese ha registrato una crescita notevole. Oltre al fermento del settore bancario, a trainare il Paese è stato in gran parte anche il turismo: nel 2009, secondo i dati ufficiali diffusi, gli arrivi dall'estero sono aumentati del 39% rispetto al 2008, arrivando a sfiorare 1,9 milioni di ingressi, un record storico se si pensa che il primato precedente - 1,4 milioni - risale al 1974, prima che scoppiasse la guerra. Il 40% dei visitatori in Libano proviene dai Paesi arabi, in particolare dal Golfo. Dal punto di vista turistico, non è secondario il ruolo del  Casino du Liban, che attira un gran numero di giocatori da altri Paesi come la Giordania. Beirut è una città dal tenore di vita elevato, piena di bei locali e ristoranti alla moda che non hanno nulla da invidiare a quelli delle capitali europee.  

     Ma è l'edilizia in fermento il sintomo più visibile della crescita economica: Beirut è diventata un grande cantiere a cielo aperto. Il valore degli immobili, negli ultimi anni, è molto cresciuto. Nel centro della città sono stati eretti numerosi edifici con appartamenti in vendita a prezzi che vanno dai 5mila agli 8mila dollari al metro quadrato, certamente proibitivi per il cittadino libanese medio. Uno dei nuovi grandi progetti urbanistici, che sarà terminato per il 2014, è il Sama Beirut, un grattacielo alto 200 metri per 50 piani di appartamenti, eretto nel cuore di Achrafieh. Così, il Libano fiorisce economicamente, ma a spese della sua arte e della sua architettura.   

     L'allarme è stato lanciato da varie associazioni libanesi impegnate nella difesa di ciò che rimane delle bellezze artistiche e architettoniche del Paese. Una di esse è l’Associazione per la protezione del patrimonio libanese fondata e presieduta da Pascale Ingea, pittrice e insegnante di arte che ha studiato anche a Firenze.  L’associazione denuncia la sistematica distruzione di antichi edifici e case tradizionali libanesi costruiti tra il XIX e il XX secolo nei quartieri storici, da Gemmayzeh fino a Mar Mikhael.

     Un’altra organizzazione impegnata sullo stesso fronte è Save Beirut Heritage: con il ministero della Cultura questa associazione è riuscita a bloccare l'abbattimento di molti edifici. Da segnalare è l’Associazione Libanese per la Protezione dei Siti Naturali e degli Edifici Storici - fondata da Lady Yvonne Cochrane-Sursock, famosa in Libano per le sue attività filantropiche - alla quale Save Beirut Heritage è affiliata. Ma la speculazione edilizia non sembra invertire la rotta: secondo un rapporto del Programma di sviluppo delle Nazioni Unite, nel prossimo decennio a Beirut saranno edificate altre 300mila costruzioni. Presto la capitale libanese sarà talmente affollata di grandi complessi residenziali e nuove costruzioni da non conservare più alcuno spazio verde.

    L'associazionismo chiede il sostegno anche dell'Italia per organizzare attività ed eventi culturali: del resto, per il nostro Paese il Libano è tra i primi Stati destinatari di aiuti. Gi investimenti vanno dalla protezione del patrimonio ambientale (come la Riserva dei Cedri dello Shouf), allo sviluppo del settore agricolo fino alla salvaguardia dei siti archeologici (come Baalbeck e Tiro). La cooperazione culturale fra Roma e Beirut è intensa: in Libano è in aumento la richiesta di cultura italiana, così come dell'insegnamento della nostra lingua. I giovani attivisti libanesi guardano dunque con speranza anche al nostro Paese per  promuovere a Beirut una cultura di pace attraverso la difesa della sua identità e della sua storia.  

 


Giulia Cerqueti

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