Messico, il "muro" della droga

La frontiera con il Texas è uno dei fronti di guerra che più allarmano gli Stati Uniti. Da qui, infatti, passa gran parte del traffico di stupefacenti e di armi gestito dai narcos.

Ventuno omicidi al giorno per il controllo del narcotraffico

11/08/2010
Messico, città di Agua Prieta, al confine con gli Stati Uniti: 17 tonnellate di marijuana confiscati dalla polizia.
Messico, città di Agua Prieta, al confine con gli Stati Uniti: 17 tonnellate di marijuana confiscati dalla polizia.

Una scia di sangue infinita. Dal 2006 ad oggi circa 17 mila morti. L'anno scorso oltre 7.700, con una media di oltre 21 omicidi al giorno. Una strage che in alcune città, come Ciudad Juarez, tocca livelli spaventosi. A Ciudad Juarez, proprio sul confine con gli Stati Uniti (quindi in posizione strategica) solo nel 2009 si sono contati 2.600 morti. È una guerra senza esclusione di colpi quella che si combatte in Messico. Una guerra che vede in campo le bande dei narcotrafficanti (La Linea, il cartello di Sinaloa, Los Zetas).

    Le bande sono in lotta fra loro per il controllo del ricco mercato della droga, destinata soprattutto al mercato degli Stati Uniti. E sono i guerra contro lo Stato. Da quando, nel 2006, è diventato presidente del Messico, Felipe Calderon ha scelto la linea dura schierando contro i cartelli della droga decine di migliaia di militari e poliziotti. Intere zone del Paese sono state militarizzate. Lo scontro è durissimo. Muoiono non solo i criminali, i militari e i poliziotti. In questi anni sono morti giornalisti, giudici, preti, funzionari dello Stato e tanti semplici cittadini colpevoli di essere al posto sbagliato nel momento sbagliato. Ci sono state stragi nelle comunità di recupero dei tossicodipendenti, nelle scuole, in case private.

    Spesso le vendette sono spietate e i cadaveri vengono trovati mutilati o decapitati. Negli ultimi tempi, inoltre, i narcos hanno compiuto attentati con autobombe, con le stesse tecniche adottate dagli hezbollah in Medio Oriente. Un orrore infinito. In questi anni molti boss del narcotraffico sono stati catturati o uccisi. Ma la guerra al crimine resta durissima. Perché i cartelli della droga sono abili a cambiare alleanze e strategie. Inoltre nell'apparato dello Stato ci sono ancora connivenze e casi di corruzione che fanno il gioco dei narcos. Il momento del “cessate il fuoco” sembra ancora lontano.

Roberto Zichittella
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