02/02/2012
Ragazzi iperconnessi (foto Thinkstock).
«Il 27% dei ragazzi italiani si dà appuntamento con persone conosciute in Rete. Da queste evidenze e dal nostro lavoro quotidiano con i ragazzi emerge chiaramente come sia necessario dar loro strumenti tecnici e relazionali per l'utilizzo delle nuove tecnologie». A esprimersi così è Raffaela Milano, direttore Programmi Italia-Europa di Save the children. Ne parla nell'ambito della presentazione della giornata del 7 febbraio, (Safer Internet Day), voluta dall'Unione europea per sensibilizzare adulti e ragazzi al problema della sicurezza in Rete.
Oggi la Polizia postale è più pronta che in passato a rilevare reati di pedopornografia in Rete, ma la repressione dei reati, sessuali e non, in Rete come anche fuori, funziona relativamente, se chi si espone al rischio non ha percezione del rischio medesimo. Occorre fare prevenzione. Ma come? Soprattutto prendendo coscienza dei pericoli, che non sono nella tecnologia in sé, ma nei comportamenti ora disinvolti ora autenticamente criminali degli utenti. In Italia il referente del programma è il Centro Giovani Online (www.sicurinrete.it).
Ma sono molte le persone che in Italia a titolo diverso conoscono il problema e cercano di affrontarlo informando ragazzi e genitori. Se la pedofilia è infatti, per l'opinione pubblica, la preoccupazione più diffusa. Non è certo l'unico pericolo che si possa correre in Rete e nemmeno l'unico reato che viaggia sul web. Il difficile è farsi ascoltare dai ragazzi.
Elisa Chiari