Battaglia Quirinale, i vincitori e i vinti

20/04/2013
Pier Luigi Bersani si è dimesso da segretario del Pd
Pier Luigi Bersani si è dimesso da segretario del Pd

È stata una lunga battaglia. E come in tutte le battaglie alla fine sul campo si contano vincitori e vinti. La rielezione al Colle di Giorgio Napolitano dopo tre giorni di scrutini a vuoto, trattative infuocate e franchi tiratori fotografa fedelmente la situazione politica italiana con il ritiro, o la resa, di tutta la vecchia classe dirigente e la certificazione che un’altra all’orizzonte non c’è. E non si intravede. Almeno per ora.

Pd, un partito imploso – Il Napolitano bis è stato senza dubbio "innescato" dalla crisi del Partito democratico, un partito imploso (o mai nato) atteso ora da un drammatico congresso che ha già tutta l’aria di una feroce resa dei conti. Il Pd, partito di maggioranza relativa in questa legislatura, è il grande sconfitto del Napolitano bis. Non ha saputo sostenere le candidature di Franco Marini e Romano Prodi, impallinati entrambi dai franchi tiratori. Si è giocato l’alleanza con Sel di Vendola con cui si era presentata alle elezioni e rischia ora una scissione tra ex Ds ed ex Margherita. Un suicidio collettivo. Dopo la bocciatura del Professore, tutta la segreteria si è dimessa. E quando Bersani è salito al Colle sabato mattina per chiedere a Napolitano di restare è stato chiaro: «Il mio partito non riesce a compattarsi su nessun nome che non sia il suo».

Il leader di Sel Nichi Vendola ha sostenuto il candidato dei grillini Stefano Rodotà
Il leader di Sel Nichi Vendola ha sostenuto il candidato dei grillini Stefano Rodotà

Sel e il cantiere della nuova sinistra – Il leader di "Sinistra Ecologia Libertà" Nichi Vendola esce ammaccato ma non sconfitto. Aveva sostenuto Prodi dimostrando fedeltà al Pd. Poi ha tirato dritto sostenendo fino all’ultimo Stefano Rodotà insieme ai grillini. Ora con la (probabile) truppa dei dissidenti Pd può costruire un nuovo partito di sinistra. Non a caso è stata immediatamente annunciata sabato un'assemblea "di popolo" l'8 maggio aperta a chi vuole partecipare, compreso Fabrizio Barca - l’attuale ministro per la Coesione territoriale che ha polemizzato con la scelta del Pd di optare per il Napolitano bis e di non sostenere Rodotà – per avviare «un nuovo percorso e un nuovo cantiere e ricostruire la tela della sinistra di cui abbiamo bisogno». Poi l’annuncio che prelude alla definitiva rottura con il Pd: «Non abbiamo nessuna intenzione di tornare indietro, di resuscitare la Sinistra Arcobaleno o di relegarci in un minoritarismo testimoniale. Da ora siamo impegnati a ricostruire, ricostruire ricostruire».

Silvio Berlusconi sorride dopo la rielezione di Napolitano
Silvio Berlusconi sorride dopo la rielezione di Napolitano

Il Pdl sorride – A giudicare dai larghi sorrisi di Silvio Berlusconi in Aula durante la rielezione di Napolitano il Pdl esce vittorioso dalla battaglia del Quirinale. Fin da subito il Cavaliere voleva un governo di larghe intese con il Pd. Napolitano, molto probabilmente, si muoverà in questa, per certi versi obbligata, direzione. La formula si vedrà (governo tecnico, governissimo o governo “del presidente”) ma già si parla di Giuliano Amato premier, Gaetano Quagliarello, uno dei saggi scelti dal Capo dello Stato, vicepremier insieme ad Enrico Letta e Luciano Violante, figura non certo sgradita al leader del Pdl, al dicastero chiave della Giustizia. In ogni caso qualche mese fa Berlusconi sembrava cotto, in campagna elettorale si è rifatto e con l’elezione del presidente della Repubblica ha visto cadere, una ad una, tutte le teste del Pd.

Beppe Grillo soddisfatto: "Abbiamo eliminato cinque partiti in due mesi"
Beppe Grillo soddisfatto: "Abbiamo eliminato cinque partiti in due mesi"

Beppe Grillo grida al golpe – Il leader del Movimento 5 Stelle si è dimostrato abile stratega. Ha costruito, dalle Quirinarie online in poi, la candidatura di Stefano Rodotà facendo sponda con i vendoliani e sostenendola fino all’ultimo. Un candidato, l’ex Garante per la Privacy, scelto anche per spaccare al suo interno il Pd. Che puntualmente si è diviso. Diciamo che ha vinto e ha perso. Ora grida al colpo di stato ma la realtà è che ha perso la battaglia parlamentare. Ma ha inferto un altro duro colpo ai “vecchi partiti”, come li chiama lui. E si prepara adesso al ruolo che gli è più congeniale: opposizione a tutto spiano, in Parlamento e nelle piazze, contro il “governo dell’inciucio”. Gli argomenti non gli mancheranno.

Monti abile regista – Scottato da un risultato elettorale non certo esaltante, Mario Monti alla fine ha tessuto abilmente la sua tela e bocciato, nonostante alcuni mal di pancia interni che volevano votarlo, Romano Prodi e compiuto un lavoro decisivo di ricucitura tra Pdl e Pd per arrivare alla rielezione di Giorgio Napolitano. All'indiscrezione secondo la quale sarà lui il prossimo ministro dell'Economia si è schernito: «È molto improbabile», ha detto.

Antonio Sanfrancesco

a cura di Francesco Anfossi e Fulvio Scaglione
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