18/01/2012
Un recente confronto televisivo tra i candidati repubblicani alla nomination per le Presidenziali 2012 (foto Reuters).
Come fa ogni quattro anni da piu’ di due secoli, l’America, nel primo martedi’ di novembre, eleggera’ il proprio Presidente, figura potentissima, lo ricordiamo non solo perche’ a capo della nazione, economicamnete e militarmente piu’ influente al mondo, ma anche perche’ secondo la Costituzione degli Stati Uniti, il Presidente incarna in se’ l’intero esecutivo, con facolta’ - in teoria - di scegliere personalmente, senza il benestare ufficiale di nessuno, ministri e collaboratori. L’inquilino della Casa Bianca e’ inoltre, sempre secondo Costituzione, il comandante in capo delle forze armate con facolta’ esclusiva – sempre in teoria – di dichiarare guerra.
I due partiti principali Repubblicani e Democratici nomineranno il proprio candidato alla convention ovvero il congresso plenario del partito. I Repubblicani lo terranno a Tampa, in Florida, l’ultima settimana di agosto, mentre i Democratici si riuniranno a Charlotte, North Carolina, la settimana successiva. Alle rispettive convention i delegati del partito, provenienti da tutti e 50 gli stati, nomineranno formalmente il loro candidato. In teoria, ed alcune rare volte anche in pratica, si vota per il candidato ma in realta’ nella maggior parte dei casi la nomina e’ solo uno spettacolare proforma.
La vera selezione avviene alle ‘primarie’, ovvero le elezioni interne a ogni partito che da gennaio a giugno si svolgono Stato per Stato creando via via che ci si avvicina alla convention una sorta di “selezione naturale”.
In America per votare bisogna prima registrarsi. Lo si puo fare in tre modi: come Democratici, come Repubblicani o come Indipendenti. Le primarie, a seconda degli stati possono essere “aperte” o “chiuse”. In quelle aperte possono votare tutti (a patto che si voti per un partito soltanto). Ad esempio in un primaria aperta se un elettore registrato Repubblicano vuole votare nelle primarie Democratiche, puo’ farlo. Poi pero’ non puo’ votare anche in quelle democratiche. Nelle primarie chiuse invece i Repubblicani accettano solo i voti degli elettori registrati come Repubblicani e altrettanto fanno i Democratici.
Elettori del Partito repubblicano alle primarie che si sono svolte a Greenfield, New Hampshire (foto Ansa).
Chiuse o aperte che siano il voto alle primarie e’ sempre segreto.
In alcuni stati le primarie prendono la forma di “caucus” (si pronuncia
cocus, con accento sulla ‘o’), una forma antica e affascinante di
democrazia diretta che ricorda vagamente I Cantoni svizzeri ai tempi di
Rousseau. Al caucus, che in pratica e’ una primaria chiusa con voto
palese, gli elettori si riuniscono, si dividono fisicamente in gruppi a
seconda del candidato di preferenza e ascoltano i comizi dei
sostenitori dei vari candidati che durante la serata tentano di far
cambiare idea al maggior numero di votanti possibili. A fine serata il
voto si esprime “all’antica”, per alzata di mano ad esempio o con altri
metodi coreografici e creativi.
Tecnicamente caucus e primare servono a selezionare, Stato per Stato, i
delegati che alla convention voteranno per l’uno o l’altro candidato.
Questa selezione avviene in modo diverso per ognuno dei due partiti. I
Democratici usano il metodo proporzionale mentre i Repubblicani quello
maggioritario. In altre parole, in casa democratica i delegati
all’interno di ciascuno Stato vengono scelti in base alla percentuale
dei voti ottenuti dai candidati, mentre in casa repubblicana il
candidato che vince lo Stato se li prende tutti. Non a caso il sistema
maggioritario in inglese si chiama “winner-takes-all”, vincitore
pigliatutto.
Stefano Salimbeni