Il futuro della Terra è già iniziato

Con l’approssimarsi di Rio+20, si moltiplicano iniziative e convegni preparatori. In cerca di un modello di prosperità sostenibile.

Alternative sostenibili

06/06/2012

Una conferenza governativa come il “Rio+20” –  alla luce anche dei risultati non certo brillanti ottenuti negli ultimi vent’anni, come testimoniano i recenti, deludenti negoziati di Bonn – non potrà essere da sola la cura di tutti i mali del Pianeta; potrà prendere atto dello status quo e, nella migliore delle ipotesi, indicare possibili obiettivi a medio e breve termine suggerendo possibili percorsi virtuosi. Ragion per cui, operare dal punto di vista informativo sulla coscienza di massa è un imperativo imprescindibile che è stato raccolto appieno da State of the World 2012: “Verso una prosperità sostenibile” guardando a Rio+20.

«Anche se una conferenza di governi senz’altro può aiutare, per definire nuove strade verso la vera sostenibilità serve di più», ha chiosato Gianfranco Bologna. «La sfida inizia riconoscendo che una crescita economica e demografica infinita non è possibile su un pianeta finito. Possiamo lavorare con la speranza che la stabilità economica è possibile, così come una vita giusta, basata sulla salute, su comunità forti e sulla possibilità che tutti accedano al necessario piuttosto che a un superfluo sempre crescente».

A ogni modo, alcuni “semi di sostenibilità” piantati nel recente passato hanno già cominciato a dare buoni frutti. L’attività di monitoraggio, svolta dal Worldwatch Insitute e pubblicata nel Rapporto 2012, ha messo in luce alcune alternative sostenibili già messe in atto, non solo da parte dei Governi ma anche dalla società civile e dalle comunità locali di diverse parti del mondo, Paesi in via di sviluppo compresi: agricoltura, tecnologie della comunicazione, tutela delle biodiversità, edilizia “green”, politiche locali e governance globale sono solo alcuni degli ambiti in cui i nuovi semi di sostenibilità hanno attecchito.


Alcuni esempi possono risultare assai utili a comprendere che un’alternativa praticabile esiste già. In Inghilterra nel 2005 è nato il movimento delle Transitions Town e da allora ha coinvolto 400 comunità in 34 Paesi diversi, per ridurre i propri consumi energetici e rilocalizzare le economie e i sistemi produttivi del settore alimentare. In Francia sono nate 1200 “fattorie sociali”, più di 700 nei Paesi Bassi.

In Colombia, sull’arida savana dove trent’anni fa sorgeva il villaggio di Gaviotas, oggi, grazie all’opera dei suoi 200 abitanti, si erge una foresta di oltre 8 mila ettari (foto) che offre al villaggio cibo e prodotti commerciabili e che, oltretutto, assorbe 144 mila tonnellate di anidride carbonica all’anno. E si potrebbe andare avanti (per maggiori informazioni: State of the World 2012: “Verso una prosperità sostenibile” guardando a Rio+20, a cura di Gianfranco Bologna, Edizioni Ambiente, pp. 400 € 24).

Francesco Rosati
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