Il futuro della Terra è già iniziato

Con l’approssimarsi di Rio+20, si moltiplicano iniziative e convegni preparatori. In cerca di un modello di prosperità sostenibile.

I "motori" di un mondo disuguale

06/06/2012

D’altra parte, i numeri parlano chiaro nella loro disarmante freddezza: oggi 828 milioni di persone vivono nelle baraccopoli, 800 milioni di automobili sono responsabili di oltre la metà del consumo globale di combustibili fossili liquidi e di un quarto delle emissioni di anidride carbonica (80 per cento di inquinanti nocivi nei Paesi in via di sviluppo), l’edilizia impiega tra il 25 e il 40 per cento di tutta l’energia prodotta su scala globale e rappresenta una percentuale analoga nelle emissioni globali di anidride carbonica.

Quasi 2 miliardi di persone sono sfamate dai prodotti di 500 milioni di piccole fattorie nei Paesi in via di sviluppo – Paesi nei quali l’80 per cento di chi patisce la fame vive in quelle stesse zone rurali dove le specie animali e vegetali si estinguono a un tasso 1000 volte superiore rispetto all’era pre-industriale. È quanto emerso per esempio in State of the World 2012: “Verso una prosperità sostenibile” guardando a Rio+20, l’edizione italiana del rapporto del Worldwatch Institute presentata di recente a Milano, presso il Museo della Scienza e della Tecnica.

Presenti al convegno tra gli altri, oltre a Gianfranco Bologna, direttore scientifico di WWF Italia e curatore dell’edizione italiana del Rapporto, Michael Renner, Senior Researcher Worldwatch e codirettore di State of the World 2012, il ministro dell’Ambiente Corrado Clini, Andrea Segrè, preside della Facoltà di Agraria dell’Università di Bologna, Valeria Cometti, responsabile educazione di Slow Food. Un’occasione per riflettere insieme e maturare proposte positive nell’imminenza della prossima Conferenza delle Nazioni Unite.

“La rivoluzione industriale ha dato vita a un modello di crescita economica palesemente insostenibile”, ha affermato Michael Renner. “Il crescente stress imposto agli ecosistemi e una pressione insostenibile sulle risorse sono accompagnati da una maggiore incertezza economica, crescenti disuguaglianze e vulnerabilità sociale. È difficile evitare la conclusione che così come è impostata l’economia non funziona più: né per noi né per il pianeta”.

Francesco Rosati
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