06/06/2012
Prosperità sostenibile: questa è la parola chiave attorno cui si è sviluppata la ricerca del Worldwatch Institute nel 2012, a sgombrare il campo dall’equivoco secondo il quale modificare lo stile di vita e il modello dei consumi significherebbe imporre un neopauperismo su scala globale. Al contrario: negli ultimi 50 anni, le classi medio-alte del mondo hanno raddoppiato i propri livelli di consumo, mentre quasi 2 miliardi di persone aspirano a far parte delle classi consumatrici.
Senza un radicale mutamento di rotta, nel 2050 l’intera popolazione mondiale utilizzerà ogni anno 140 miliardi di tonnellate di minerali, combustibili fossili e biomasse, a fronte dei 60 miliardi di tonnellate attuali. Si evince facilmente, quindi, che sviluppare un modello razionale di governance globale significherebbe prevenire l’ulteriore allargamento dell’area delle diseguaglianze, degli squilibri e delle sperequazioni, in favore di un’ottica decisamente più lungimirante.
In questo senso, la chiave di lettura “green” è fondamentale: prevenire un ulteriore degrado degli ecosistemi planetari e ripristinarne la piena salute, garantirebbe lo stesso benessere dell’umanità intera.
«Per raggiungere questo obiettivo», ha sintetizzato Adriano Paolella, direttore generale del WWF Italia, «servono una nuova economia verde che punti all’eliminazione della povertà, un quadro istituzionale internazionale autorevole, ma anche un’attivazione concreta da parte di cittadini e comunità, a tutti i livelli della società.
Piccoli passi avanti sul fronte politico o tecnologico non saranno sufficienti a salvare l’umanità. Dobbiamo cambiare radicalmente la nostra cultura dei consumi e rimettere come priorità assoluta il benessere del pianeta e dell’uomo, per essere protagonisti di un futuro più equo per tutti».
Francesco Rosati