Non possiamo lavarcene le mani

Garantire l'accesso permanente all'acqua è uno degli Obiettivi del millennio individuati dalle Nazioni Unite. La Giornata mondiale dell'acqua è l'occasione per approfondire la questione

Acqua è vita

22/03/2013

Accesso permanente all'acqua potabile e ai servizi igienici per un milione di persone in 10 Paesi africani: questo è lo straordinario risultato conseguito in 10 anni grazie alla campagna "Acqua è vita" promossa da LVIA - Associazione internazionale volontari laici che, proprio in questi giorni, ha organizzato una serie di iniziative in tante città italiane per celebrare la Giornata mondiale dell'acqua (per maggiori informazioni consultare il sito: www.lvia.it).

Centinaia di pozzi, acquedotti, sistemi di raccolta dell'acqua piovana e servizi sanitari per le famiglie, le comunità, le scuole e gli ospedali. E, fattore ancor più importante, il rafforzamento delle competenze locali in materia di pianificazione, realizzazione e gestione delle risorse idriche. Nella fondata convinzione che il problema dell'accesso all'acqua non si risolva solo con grandi investimenti finanziari ed economici ma soprattutto con una strategia globale, con scelte politiche precise tanto nel Nord quanto nel Sud del mondo e con comportamenti individuali responsabili, attraverso uno stile di vita e di consumo che danneggi il meno possibile le risorse idriche planetarie.

Tutto questo è stato possibile grazie all'impegno dei tantissimi sostenitori della Campagna negli anni: "portatori d'acqua", come lo scrittore Erri De Luca. "Sono stato testimone, in Tanzania, del lavoro della LVIA per procurare acqua pulita nei villaggi. Un'immensa quantità di famiglie ne è priva e se la deve procurare lontano, caricandola sul collo, la schiena, i piedi delle donne".

"Se dei progressi sono stati raggiunti, c'è ancora tanto da fare", dice Alessandro Bobba, presidente di LVIA. "Ancora oggi quasi 800 milioni di persone, di cui il 40 per cento in Africa, soffrono la mancanza di acqua pulita; 2 miliardi 500 mila persone non hanno a disposizione servizi igienico-sanitari e, ogni anno, 1 milione 400 mila bambini muoiono per malattie legate all'acqua". Numeri sconfortanti, che però non hanno fatto desistere da un impegno che, in 50 anni di attività in Africa, ha permesso interventi in Burkina Faso, Burundi, Etiopia, Guinea Bissau, Kenya, Mali, Senegal e Tanzania. Tutti realizzati secondo criteri di appropriatezza, sostenibilità, partecipazione e prossimità.

Se l'accesso all'acqua è un diritto inalienabile di ogni essere umano, allora il suo mancato accesso non può che configurarsi come un'inaccettabile ingiustizia planetaria. La solidarietà e la cooperazione internazionale, sia da un punto di vista tecnico sia finanziario, sono le strade imprescindibili perché sia finalmente garantita a tutti l'equa distribuzione e la fruizione delle risorse idriche.

Ma accanto a queste strade scorre quella della responsabilità individuale, che sommata a quella di tutti gli altri cittadini del mondo va a costituire la responsabilità globale sull'uso e consumo della più importante risorsa naturale del pianeta. Non tutti avranno la possibilità di partire come volontario per scavare un pozzo nell'Africa subsahariana. E non tutti avranno la possibilità di sostenere economicamente un progetto di cooperazione e sviluppo, anche se molto spesso il contributo richiesto è accessibile anche alle tasche meno profonde.

Ma esistono tanti piccoli gesti quotidiani, improntati a un consumo consapevole, che contribuiscono eccome alla salvaguardia e alla tutela delle risorse idriche. Chiudere il rubinetto mentre ci si lava i denti. Fare la doccia anziché il bagno. Riempire il lavello per lavare i piatti, al posto di lasciar scorrere l'acqua. Sono a costo zero. Non laviamocene le mani.

Francesco Rosati
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