Non possiamo lavarcene le mani

Garantire l'accesso permanente all'acqua è uno degli Obiettivi del millennio individuati dalle Nazioni Unite. La Giornata mondiale dell'acqua è l'occasione per approfondire la questione

Scarsità d'acqua, malattie e soluzioni innovative

22/03/2013

La diffusione endemica di malattie è, in molte Regioni del mondo, una diretta conseguenza dell'impossibilità di accedere a fonti di acqua potabile. Haiti ne è un caso esemplare. Le ondate di colera che hanno colpito l'isola caraibica negli ultimi anni, secondo le stime del ministero della Salute haitiano, hanno ucciso dall'ottobre 2010 più di 8 mila persone contagiandone quasi 650 mila. Il difficoltoso accesso all'acqua potabile e le disastrose condizioni igienico-sanitarie – inclusa l'assenza di una rete fognaria – hanno contribuito in modo decisivo ad aggravare le già numerose difficoltà della popolazione.

Per questa ragione il Governo haitiano ha lanciato un piano decennale da 2,2 miliardi di dollari per sradicare il colera dall'isola: un programma che evidentemente non può prescindere da una gestione delle fonti idriche più razionale e moderna. L'attuazione del piano sarà ovviamente condizionata dalla disponibilità di fondi, ma questa sarebbe la giusta direzione da intraprendere. I primi due anni del piano infatti prevederebbero lo stanziamento di 500 milioni di dollari. In 10 anni, lo scopo sarebbe di aumentare l’accesso all’acqua potabile dal 69 per cento all’85 per cento della popolazione, e a servizi igienici dal 27 al 90 per cento. Il piano inoltre non può prescindere da un urgente ammodernamento infrastrutturale.

Sulle colline di Morne á Cabrit, a un’ora di macchina dalla capitale, nel settembre 2011 è stato inaugurato il primo impianto di trattamento delle acque di scolo ad Haiti, con 50 camion al giorno che arrivano da ogni angolo del Paese. Prima del piano di trattamento, le acque reflue erano scaricate nella discarica di Port-au-Prince, fino a quando il colera non ha generato un’ondata di proteste da parte delle comunità vicine.

Ma l’impianto è rimasto chiuso per manutenzione dall’inizio di febbraio 2013: come tanti altri progetti ad Haiti, non si è stati in grado di trovare i fondi perché l’impianto funzioni a dovere. L’agenzia governativa “Dinepa” ha costruito due siti di trattamento delle acque reflue, altri cinque sono in costruzione,  con piani di costruirne 18 per ognuna delle città più grandi. L’agenzia intende raccogliere 23 milioni di dollari nei prossimi due anni per assicurarsi che le acque di scarico non siano più rigettate in fiumi e corsi d’acqua, cosa che garantirebbe un immenso passo in avanti nel debellare il colera.

La ricerca scientifica e la collaborazione tra enti accademici e attori economici sono, come detto in precedenza, tra le carte più importanti da giocare perché si giunga a una gestione equa, sostenibile e accessibile dell'acqua. Dal Perù è recentemente arrivato un esempio in questo senso incoraggiante.

A Lima e nelle zone limitrofe della capitale la mancanza di acqua potabile è un problema assai diffuso. Le piogge non sono frequenti, l'acqua proveniente dai pozzi è spesso inquinata e il tasso di umidità dell'aria è altissimo, arriva a sfiorare il 98 per cento. Ma dalla collaborazione tra l'Università peruviana di Ingegneria e tecnologia UTEC e l'agenzia pubblicitaria cilena Mayo è nata un'idea potenzialmente rivoluzionaria.

Sfruttando l'elevato tasso di umidità dell'aria, è stato realizzato e installato un pannello pubblicitario stradale in grado di catturare l'umidità e trasformarla in acqua potabile, grazie al processo dell'osmosi inversa. Il pannello fornisce 100 litri di acqua potabile al giorno. Il pannello reca una "pubblicità progresso" che promuove le iscrizioni all'UTEC, dimostrando che l'ateneo forma professionisti altamente specializzati, i quali potranno contribuire allo sviluppo sostenibile del Paese. La popolazione si augura che altri di questi pannelli vengano installati in modo che tutti i villaggi possano usufruire di una fonte illimitata di acqua potabile.

Milioni di dollari vengono sprecati ogni anno per decine di migliaia di sistemi di approvvigionamento idrico in tutto il mondo che si rompono, restano abbandonati o si dimostrano inefficienti e non sostenibili dal punto di vista economico. E ogni giorno uomini, donne e bambini nei Paesi in via di sviluppo si ricordano di quanto sia stata breve per loro la speranza di disporre di acqua pulita, mentre passano davanti a un pozzo abbandonato o a una pompa per l'acqua inutilizzata. Questo li costringe a fare affidamento su fonti idriche meno sicure.

Water for People è un'organizzazione insignita del premio come migliore Ong del 2012. L'organizzazione ha compreso che il lavoro di monitoraggio delle fonti e delle reti idriche è fondamentale per ridurre i tempi dello sviluppo economico, e per questa ragione ha realizzato il progetto FLOW (Field Level Operation Watch).

Grazie a telefoni cellulari Android, sistemi GPS e software Google Earth, FLOW è in grado di fornire a comunità locali, partner e volontari i dati provenienti da decine di migliaia di punti d'acqua del mondo: localizzazione, stato di servizio, funzionamento e immagini in tempo reale sono alcune delle informazioni che sono così messe in Rete e perciò a disposizione di tutti.

Francesco Rosati
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