19/04/2012
L'opera di Marko Rupnik, icona ufficiale degli Incontri mondiali delle famiglie.
Un arco ellittico inquadra la composizione e ne accentua la dinamica dall’alto verso il basso. Sporge dall’alto la mano aperta di Dio Padre, da cui proviene ogni dono e ogni bene. Dal suo nimbo di gloria piovono fasci di luce sulle persone della Santa Famiglia e discende su Maria il fuoco dello Spirito Santo. In asse con la mano del Padre e la fiamma dello Spirito, si erge in piedi, in grembo a Maria seduta, e cammina sulle mani di lei verso di noi Gesù, il Figlio di Dio fatto uomo, fissando lo sguardo intenso su di noi, mentre con la mano sinistra scosta il manto protettivo della Madre e con la destra mostra il rotolo del Vangelo, che viene ad annunciare.
Anche Maria ci fissa con i suoi grandi occhi, mentre con le mani aperte ci dona Gesù. Accanto a lei San Giuseppe, suo sposo, in piedi rivolge lo sguardo a Dio Padre, per poterlo degnamente rappresentare sulla terra, interpretando fedelmente la sua volontà. Ogni paternità sulla terra ha la sua origine nella paternità in cielo e a quella è chiamata a conformarsi. La mano destra, portata al cuore, indica l’amore e la responsabilità, con cui Giuseppe si prende cura di Gesù e di Maria. La mano sinistra regge un bastone con un verde germoglio, simbolo della stirpe regale di Davide, alla quale appartiene il Messia, e segno della fedeltà di Dio alle sue promesse.
Il cardinale Ennio Antonelli (foto Ansa).
Nella Santa Famiglia di Nazaret il cielo incontra la terra e la Trinità divina trova la più perfetta immagine umana. La Chiesa si sente interpellata a diventare sempre più famiglia, per manifestare mediante l’amore reciproco la presenza di Cristo al mondo. Le famiglie sono chiamate ad essere unite e aperte, a preparare i figli per il loro futuro e la loro missione, senza trattenerli con amore possessivo. Tutte le relazioni e attività terrene sono sollecitate a seguire la logica dell’amore, per trovare nuova armonia e bellezza, riflesso e rivelazione della Trinità. Nell’icona le pietre, gli smalti, i colori e la luce concorrono a dare alla materia uno splendore pieno di energia, evocando un mondo trasfigurato, vivificato dallo Spirito.
Papa Ratzinger benedice l'icona della Santa Famiglia di Nazareth.
Sullo sfondo le pietre, più sottili e chiare in alto, più grosse e scure in basso, si dispongono secondo striature dinamiche e suggeriscono un moto discendente e un tessuto materico progressivamente più pesante. Nelle vesti delle figure le pietre sono allineate in modo regolare e armonioso, ma tendono sempre ad avere maggiore consistenza verso il basso. Maria sopra la tunica blu, colore dell’umanità, indossa un manto porpora, orlato di rosso, colore che l’antichità cristiana ha sempre attribuito a Dio.
Si vuole così indicare che Maria con la divina maternità è stata unita a Dio in modo singolarissimo. Al contrario, Gesù veste una tunica rossa, simbolo della divinità che da sempre gli appartiene, e sopra di essa un manto blu, per indicare l’umanità che ha assunto nel grembo di Maria. San Giuseppe porta vesti a colori più tenui, per sottolineare il suo riserbo e la sua laboriosità, un manto verde, colore del mondo creato e una tunica ocra, colore della missione paterna, con bordature del rispettivo colore intensificato.
Nei volti e nelle mani le pietre si saldano a formare una superficie compatta, liscia e luminosa, che allude al corpo trasfigurato e spiritualizzato. Infine l’arco ogivale tronco, mentre incornicia l’icona e sottolinea la direttrice verticale, colloca la Santa Famiglia al centro della storia della salvezza, indicata con il suo inizio nel paradiso terrestre, una fioritura di colori vivaci, rossi, verdi, gialli, nel pennacchio di sinistra, e con il suo compimento nella Gerusalemme celeste, intessuta di ori e marmi policromi nel pennacchio di destra. Così viene richiamata anche l’importanza del matrimonio e della famiglia nel disegno di Dio, creatore e salvatore, e nello sviluppo storico del genere umano.
cardinale Ennio Antonelli
presidente del Pontificio Consiglio della Famiglia