24/05/2012
Il ministro del Lavoro Elsa Fornero durante una conferenza stampa a Palazzo Chigi (Ansa).
Nel 1994 le Nazioni Unite hanno
scelto il 15 maggio come “Giornata
Internazionale della famiglia”:
Governi, associazioni e forze sociali erano
invitati a mobilitarsi a favore di quella
che veniva definita (anche nei documenti
Onu), la “cellula fondamentale della società”.
Quest’anno, per la prima volta, anche
le nostre istituzioni pubbliche hanno
celebrato questa Giornata. Il ministro
con delega per la famiglia, Andrea Riccardi,
il presidente della Camera Gianfranco
Fini e il Forum delle associazioni familiari,
con il presidente Francesco Belletti, si
sono incontrati per rispondere alla domanda:
«È possibile un’alleanza italiana
per la famiglia?».
Sono state presentate importanti ricerche
dell’Osservatorio sulla famiglia,
a cura di Pierpaolo Donati, si annunciava
il Piano per la famiglia, da
mettere al centro dell’azione di Governo
(per la prima volta, dopo sessant’anni
di Repubblica), ci si confrontava
su come lanciare, finalmente,
politiche familiari audaci,
necessarie soprattutto in
tempi di crisi... Di tutto ciò,
purtroppo, nella stampa e
nel dibattito pubblico è rimasta
ben poca traccia.
L’attenzione dei media si
è concentrata su un’infelice
uscita del ministro Fornero,
che ha descritto le
fragilità della famiglia
odierna come una deriva
inarrestabile. E anziché
promuovere politiche di
sostegno per oltre 16 milioni
di famiglie con figli, ha divagato
su “coppie di fatto e unioni varie”, a suo
parere penalizzate dalle norme attuali.
Un’occasione persa per un ministro
così importante. Da lei ci saremmo
aspettati che spiegasse come la riforma
del lavoro sosterrà le famiglie. E, soprattutto,
come il Governo intende investire
sulla famiglia. Piuttosto che continuare
a spremerla come un limone. Nonostante
essa sia “il più importante ammortizzatore
sociale del Paese”.
Ma questo è il
fallimento del grande disegno costituzionale
del Paese, che vedeva la famiglia
(quella descritta nell’articolo 29
della Costituzione), come protagonista
della coesione sociale. E affidava alla
solidarietà pubblica il compito di costruire
ammortizzatori sociali.
Ma davvero il problema delle politiche
familiari, oggi in Italia, sono i diritti
individuali delle coppie di fatto? O la
regolazione giuridica delle relazioni (affettive
e non) tra persone dello stesso
sesso? Forse, ciò serve a distogliere l’attenzione
dal fatto che il nostro Paese
spende, da oltre trent’anni, un punto
di Pil in meno dell’Europa sulle
politiche familiari. E che il fisco
tartassa le famiglie e non sostiene
quelle con figli. O che
il lavoro è sempre più “nemico”
dei genitori. E
mal si “concilia” con
la famiglia. «In Italia,
i figli», ha ricordato
il presidente
della Camera
Fini, «da ricchezza
sono diventati un
fattore di povertà».
Sono questi i problemi cui deve
dare una risposta il Governo.
Tutto ciò che fa bene alla famiglia,
aiuta il Paese a crescere.