Antonelli: la famiglia, prima di tutto

Presentato dai cardinali Antonelli e Scola, nella Sala Stampa vaticana, il settimo Incontro mondiale delle famiglie di Milano.

22/05/2012
Il cardinale Ennio Antonelli (foto Ansa).
Il cardinale Ennio Antonelli (foto Ansa).

Provengono da oltre 90 nazioni le famiglie che prenderanno parte al settimo Incontro mondiale, in programma a Milano fra il 30 maggio e il 3 giugno. Circa 7.000 persone parteciperanno ai lavori del congresso teologico pastorale, con 104 relatori da tutto il mondo, e un milione e mezzo di presenze sono complessivamente previste per gli appuntamenti con Benedetto XVI: in particolare, l’incontro di testimonianza e di festa di sabato sera e la celebrazione eucaristica di domenica mattina.

Lo ha reso noto il cardinale Ennio Antonelli, presidente del Pontificio consiglio per la famiglia, nella conferenza stampa di questa mattina in Vaticano, presentando anche due specifici testi: l’Enchiridion, che raccoglie i più recenti insegnamenti della Santa Sede sui temi della famiglia e della vita umana, e il volume La famiglia risorsa della società (pubblicato da Il Mulino in collaborazione col Cisf, Centro Internazionale Studi Famiglia) che mette in luce i diversi contributi, positivi e negativi, che le varie tipologie di famiglie e di convivenze portano alla società. Scaturisce soprattutto, ha spiegato il cardinale Antonelli, «che le famiglie stabili con due o più figli sono le più felici e le più pro sociali».

Commentando il tema La famiglia: il lavoro e la festa, il cardinale Angelo Scola, arcivescovo di Milano, ha detto che ne emergono con forza «due tratti costitutivi, anche se spesso trascurati, dell’umana esperienza, a tutte le latitudini: l’unità della persona e il suo essere sempre in relazione. L’impatto che questo settimo Incontro sta avendo ha saputo interpretare sia la permanente validità di queste tematiche, sia la peculiarità del momento storico». La famiglia «fondata sul matrimonio fedele tra un uomo e una donna ed aperta alla vita», ha proseguito l’arcivescovo Scola, «al di là di tutte le evoluzioni culturali che la caratterizzano, continua a imporsi come la via maestra per la generazione e la crescita della persona».

Il professor Pierpaolo Donati, ordinario di Sociologia nell’Università di Bologna, presentando la ricerca pubblicata con Il Mulino, ha messo in risalto che «il distacco dalla famiglia intesa come coppia uomo-donna stabile con i propri figli e la sua destrutturazione non migliorano la condizione esistenziale delle persone, semmai la peggiorano».

Sconfessando la tesi di chi sostiene che la famiglia tradizionale non è più d’attualità, il sociologo ha invece affermato che essa «è, e rimane, la fonte e l’origine della società» e ne è una risorsa «perché genera virtù sociali in quanto vive secondo l’etica del dono: senza il clima proprio della famiglia, le virtù personali e sociali diventano più difficili, a volte impossibili, da apprendere e da mettere in pratica».

Saverio Gaeta
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Postato da branda il 22/05/2012 14:52

NOTIZIA ANSA 22 maggio, 14:43 CITTA' DEL VATICANO - ''Nell'ordinamento italiano il vescovo, non rivestendo la qualifica di pubblico ufficiale ne' di incaricato di pubblico servizio, non ha l'obbligo giuridico di denunciare all'autorita' giudiziaria statuale le notizie che abbia ricevuto in merito ai fatti illeciti'' di pedofilia. Lo affermano le linee guida Cei. E io aggiungo: ecco perché l'istituzione Chiesa fa schifo.Marco Anzalone

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