23/11/2011
«La Caritas non è un organismo che “mette le pezze”, ma è un soggetto protagonista di una trasformazione culturale che è già in atto». Mauro Magatti, preside della facoltà di sociologia dell’Università cattolica di Milano è convinto che «occorre ricostruire i fili di una società che altrimenti non sta in piedi». Dopo gli anni in cui «il processo di espansione ha coinciso con un fenomeno che ha “slegato” – le persone, i territori, la famiglia... – bisogna ritessere e ricucire».
La Caritas, in questo ha un ruolo fondamentale perché capace di riconoscere la fragilità, capace di riconoscere che esiste una realtà altra rispetto alla nostra, capace di riconoscere che occorre cercare il senso di ciò che si fa.
«Sono queste tre capacità che possono portarci fuori dalla crisi. Ricordandosi, da cristiani, che è nei momenti di crisi che Dio parla. È la povertà il luogo della critica, dove possiamo trovare la linfa per cambiare. Per questo un soggetto come la Caritas che conosce bene la povertà può dare molto alla Chiesa e al Paese». Il sociologo insiste nello spiegare che «la crisi ha allargato le disuguaglianze e indebolito le istituzioni. È quindi tempo di alleanze, di istituzioni che impediscano che diventiamo schiavi della tecnica con la sua presunta neutralità».
Con un occhio a Marchionne, Magatti sottolinea che «anche nelle relazioni industriali occorrono alleanze, tenere insieme le esigenze della produzione e quelle dei lavoratori, perché se non si fa questo è la società nel suo insieme che rischia di affondare».
Nel pomeriggio monsignor Giovanni Nervo aveva scaldato i cuori quando, commosso aveva ricordato una signora anziana che, alla vigilia del primo convegno del 1972, gli si era fatta incontro davanti alla Domus Mariae, a Roma, per consegnargli una busta con un milione e 200 mila lire, gli arretrati della sua pensione sociale, perché li utilizzasse per la Caritas che stava nascendo. «Per me fu un segnale di Dio. Il segnale che bisognava andare avanti e ridare dignità ai poveri». E, subito dopo, seguito da un forte applauso ha aggiunto: «Farsi voce della dignità e dei diritti dei poveri significa anche che, di fronte a una situazione in cui in Italia 8 milioni di cittadini, il 13 per cento della popolazione, si trovano in situazione di povertà e il 25 per cento vive a rischio di povertà non si può consentire che una persona allora responsabile come il nostro ex presidente del Consiglio, in una conferenza stampa internazionale dica che in Italia c’è l’abbondanza e i ristoranti sono pieni e gli aerei hanno tutti i posti esauriti. Espressioni del genere sono una offesa alle sofferenze e alla dignità dei poveri».
La foto di copertina è di Michele D'Ottavio.
Annachiara Valle