16/04/2010
Una lezione di catechismo.
I vescovi italiani scrivono che sulla catechesi nelle parrocchie c’è ancora tanto da fare e che il Documento di Base per il rinnovamento della catechesi, pubblicato 40 anni fa, non “sembra sia stato adeguatamente recepito dalle nostre comunità”. Parlano di “carenza” che “compromette molto l’efficacia della catechesi”. L’analisi è contenuta in una Lettera inviata in questi giorni a tutti i sacerdoti e ai catechisi d’Italia.
La Cei insomma boccia per buona parte la catechesi come è stata fatta fin qui e chiede di ripartire dalla Bibbia: “Fondamentale è dare a tutti i fedeli la possibilità di accedere alla Bibbia”. Poi osservano che non bisogna occuparsi di catechesi solo fino alla preadolescenza, dove oggi in pratica si chiude la formazione cristiana. E’ un errore che porta alla “irrilevanza” della fede tra gli adulti e nella maggior parte dei giovani. Gli adulti, si legge nella Lettera, “conservano un’immagine infantile di Dio e della religione cristiana, con scarsa presa nella loro vita”. Insomma “non negano Dio, ma semplicemente non sono interessati”.
Al centro dell'analisi c’è la comunità parrocchiale, dove “i praticanti” devono accogliere “gli indifferenti” e in “non credenti” e stabilire amicizie e “narrare” la propria esperienza di fede”. Poi la catechesi deve insegnare alle persone a “leggere la storia”, dove l’uomo deve collaborare “da protagonista” con Dio. E infine deve educare i cristiani a “considerare alla luce del Vangelo” anche i “problemi morali” morali che emergono nella vita di tutti in giorni sia delle singole persone, sia della società.
Alberto Bobbio