07/04/2010
L'arcivescovo di Torino, cardinale Severino Poletto, presidente della Conferenza episcopale del Piemonte.
I vescovi del Piemonte dettano l’agenda al nuovo
presidente leghista dell’assemblea regionale di Torino, Robeto Cota e indicano
sette temi, che, scrivono, “non sempre trovano attenzione e spazio adeguati
nelle agende legislative e amministrative”. E’ la prima conferenza episcopale
regionale a farlo e sicuramente altre ne seguiranno. Il cardinale di Torino,
Severino Poletto, ha precisato tuttavia che i vescovi hanno scritta la nota
prima della consultazione elettorale, ma
non l’hanno divulgata, come invece hanno fatto in Liguria, in Emilia
Romana e nella diocesi di Roma, per evitare polemiche e accuse di intromissione
nella campagna elettorale. Ma la sostanza non cambia, anzi assume ancora
maggior rilievo, perché i vescovi si occupano delle attese delle gente chiunque
abbia vinto.
I sette punti riguardano:
“La famiglia, il lavoro e la crisi economica, la difesa della vita umana, la
trasparenza e il corretto agire, la parità scolastica, il dialogo per il bene
comune e l’immigrazione”. In testa c’è tuttavia un richiamo “sul valore
fondamentale della famiglia, quella considerata tale dalla nostra Costituzione,
fondata cioè sul matrimonio tra un uomo e una donna”. E’ la famiglia, osservano
i vescovi piemontesi, che “resta il primo dei soggetti vitali e generativi per
un Paese che voglia crescere”.
Poi ci sono le preoccupazione per la crisi
economica e gli sprechi: “Non possiamo ignorare i problemi legati a sprechi,
mancanza di trasparenza, episodi inquietanti di illegalità”. C’è anche un
accenno agli ospedali sostenuti dal contributo dei cattolici per i quali
chiedono risorse, oltre che un riconoscimento del loro “valore sociale”. I
vescovi avvisano che non riununceranno ad essere “voce critica, rispettosa, ma
chiara”. Sull’immigrazione le parole sono altrettanto chiare: condizioni vita
umane nel rispetto della legalità, ma anche rispetto della vita, perché ormai
l’aborto, soprattutto al Nord, è più diffuso tra le immigrate.
Alberto Bobbio