Cuba, il Papa pellegrino della carità

A quattordici anni dalla storica visita di Giovanni Paolo II, Benedetto XVI è giunto nell'isola caraibica e ha incoraggiato i cubani a porre la persona al centro di ogni vero progresso.

27/03/2012
Benedetto XVI accolto da Raul Castro al suo arrivo a Cuba (Ansa).
Benedetto XVI accolto da Raul Castro al suo arrivo a Cuba (Ansa).

Il pellegrinaggio al santuario della Vergine della carità di El Cobre, nel quarto centenario del ritrovamento della venerata statua, ha caratterizzato il primo giorno della visita di Benedetto XVI a Cuba, anche qui accolto come in Messico da una popolazione in festa.

A quattordici anni dallo storico viaggio di Giovanni Paolo II, che incoronò l’immagine mariana come Regina e Patrona dell’isola, papa Ratzinger ha esortato tutti i cubani a porsi sotto la protezione della Vergine e ha lanciato un appello «perché diate nuovo vigore alla vostra fede, viviate di Cristo e per Cristo, e, con le armi della pace, del perdono e della comprensione, vi impegnate a costruire una società aperta e rinnovata, una società migliore, più degna dell’uomo, che rifletta maggiormente la bontà di Dio».

Nel discorso di risposta al benvenuto del presidente Raul Castro, il Pontefice – definendosi «pellegrino della carità», venuto «per confermare i miei fratelli nella fede e incoraggiarli nella speranza» – aveva esplicitamente rivolto il proprio pensiero anche agli esuli, affermando: «Saluto con tutto l’affetto del mio cuore i fedeli della Chiesa cattolica in Cuba, i cari abitanti di questa bella isola e tutti i cubani, lì dove si trovano».

Il Papa a Santiago de Cuba, con dietro l'immagine del Fidel Castro "rivoluzionario" (Ansa).
Il Papa a Santiago de Cuba, con dietro l'immagine del Fidel Castro "rivoluzionario" (Ansa).


Ma lo sguardo di Benedetto XVI non si è limitato a Cuba. «Molte parti del mondo vivono oggi un momento di particolare difficoltà economica», ha sottolineato, «che non pochi concordano nel situare in una profonda crisi di tipo spirituale e morale, che ha lasciato l’uomo senza valori e indifeso di fronte all’ambizione e all’egoismo di certi poteri che non tengono conto del bene autentico delle persone e delle famiglie».

Di qui un preciso invito: «Il vero progresso necessita di un’etica che collochi al centro la persona umana e tenga conto delle sue esigenze più autentiche, in modo speciale della sua dimensione spirituale e religiosa. Per questo, nel cuore e nella mente di molti, si fa strada sempre di più la certezza che la rigenerazione delle società e del mondo richiede uomini retti e di ferme convinzioni morali e alti valori di fondo che non siano manipolabili da interessi limitati, e che rispondano alla natura immutabile e trascendente dell’essere umano».

Saverio Gaeta
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