23/05/2013
Papa Francesco e il cardinale Angelo Bagnasco. Foto Ansa.
Il dialogo con la politica nel nostro Paese spetta ai vescovi italiani. Lo ha detto con chiarezza papa Francesco parlando brevemente a braccio ai vescovi italiani riuniti in San Pietro per la professione di fede, celebrazione liturgica durante l’assemblea della Cei nel corso dell’Anno della fede. Un discorso pronunciato dopo il saluto del cardinale Angelo Bagnasco, presidente della Cei, durante il quale ha ripetuto che il “dialogo con le istituzioni culturali, sociali e politiche è cosa vostra”. E poi ha aggiunto che “non è facile”.
Il Papa ha così corretto la rotta indicata dal suo attuale segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, che in una lettera al cardinale Bagnasco quando venne nominato da Benedetto XVI, spiegò che, in pratica, dei rapporti con la politica italiana si occupava direttamente la Segreteria di Stato vaticana. Il Papa ha commentato i lavori in corso dell’assemblea della Cei: “Sono sicuro che il lavoro è stato forte perché avete tanti compiti”. E’ entrato nello specifico di due problemi. Ha chiesto di rafforzare il ruolo delle conferenze episcopali regionali e ha fatto un accenno al “lavoro di ridurre un po’ il numero delle diocesi tanto pesanti”: “Non è facile, ma c’è una commissione per questo”. Nell’omelia durante la celebrazione Bergoglio ha affrontato il tema del ruolo del vescovo nella Chiesa. “Siamo legati alle persone e alle comunità che ci sono state affidate. Non siamo espressione di una struttura o di una necessità organizzativa”. E questo non è “scontato”.
Giovedì 23 maggio, San Pietro: il Papa incontra i vescovi italiani e prega con loro. Foto Reuters.
Ha invitato a sciogliersi da “pesi che intralciano la sana celerità
apostolica, senza tentennamenti nella guida”, a mettere da parte “ogni
forma di supponenza”. Ha chiesto di vigilare su tutto ciò: “La
mancata vigilanza rende tiepido il pastore, lo fa distratto, dimentico e
persino insofferente, lo seduce con la prospettiva della carriera, la
lusinga del denaro e i compromessi con lo spirito del mondo, lo
impigrisce, trasformandolo in un funzionario, un chierico di stato
preoccupato più di sé, dell’organizzazione e delle strutture, che del
vero bene del popolo di Dio”. In questo caso si “corre il rischio di
rinnegare il Signore”.
Alberto Bobbio