Immigrazione, don Nozza plaude a Napolitano

Intervista con il direttore della Caritas italiana sul tema della cittadinanza italiana ai figli degli immigrati: «Non è una proposta demagogica e non è frutto del caso».

23/11/2011
Don Vittorio Nozza, direttore nazionale della Caritas italiana (foto di Francesco Carloni).
Don Vittorio Nozza, direttore nazionale della Caritas italiana (foto di Francesco Carloni).

È soddisfatto delle parole del presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano. Don Vittorio Nozza, direttore della Caritas italiana è convinto che se quanto detto da Napolitano verrà realizzato, « attraverso cammini parlamentari e governativi, questo porterà a conclusione un cammino e un desiderio che da anni chi opera nel fenomeno delle immigrazioni ha colto come urgente: uno Stato che riconosce dignità a dei piccoli nati sul nostro territorio. Sarebbe una bella conclusione della campagna in atto “l’Italia sono anch’io”.

Un bel risultato, dunque?
«Certo. Un risultato che dice che di una dignità riconosciuta a questi bambini e di un passo in avanti anche nel fenomeno complessivo dell’immigrazione. Inoltre esprime il desiderio e la  volontà di ripensare l’insieme della legislazione che guarda il fenomeno migratorio possibilmente non più in termini di un qualcosa che minaccia, ma di un qualcosa che va governato considerando sia la sua complessità che le opportunità che porta con sé».

Da una certa parte, però, c’è stata una levata di scudi. Si è detto che è una proposta demagogica. Cosa ne pensa?

«Non è una proposta demagogica e non è frutto del caso. Anzi. Quanto detto dal presidente della Repubblica fa parte del cammino di questa nostra nazione, fa parte soprattutto della sollecitazione, della volontà di una molteplicità di associazioni, enti, organismi che non parlano ideologicamente, ma a partire da una ampia esperienza che hanno in atto. Queste realtà colgono i problemi e collaborano a cercare soluzioni dignitose, più ricche di futuro per tutti, per i bambini e per la nostra realtà nazionale».

In questa ottica come vede l’istituzione di un ministero per la cooperazione internazionale e l’integrazione?
«Vedo l’istituzione di questo ministero come un qualcosa di ben a servizio degli italiani e ben a servizio di chi da lontano cerca futuro sui nostri territori. Ben a servizio degli italiani perché è fondamentale avere in maniera continuativa un occhio, un’attenzione, una progettualità e anche possibilmente delle leggi più ricche di attenzioni nei confronti di queste persone. Questo significa che si studia il modo  di costruire il futuro attraverso un’attenzione a chi  su questo territorio ci sta da una vita e a chi su questo territorio è chiamato a costruire responsabilità, rispetto dei diritti e cammini interagenti, parola che preferisco a integrati. Cammini dove le persone, nella loro dignità, bellezza e problematicità, cercano di favorire la costruzione di un Paese ricco di legalità, di rispetto, di coesione, di interazione tra le persone».

Annachiara Valle
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