05/06/2012
Paolo Gabriele, il maggiordomo di Benedetto XVI, arrestato con l'accusa di furto aggravato,sistema la mantella del Pontefice prima di un'udienza generale nell'aula Paolo VI (Ansa).
Sono cominciati stamattina gli interrogatori di Paolo Gabriele, il “maggiordomo” del Papa imputato di furto aggravato in seguito alla pubblicazione di documenti riservati di Benedetto XVI. I suoi avvocati hanno assicurato ampia collaborazione da parte del loro assistito, anche se non hanno specificato su quali punti in particolare.
Stamane il portavoce della Sala Stampa vaticana, padre Federico Lombardi, ha smentito che Paolo Gabriele abbia svolto un doppio gioco negli ultimi mesi prima del suo arresto per consentire, in base a un accordo segreto, di acquisire prove contro le persone coinvolte nella sottrazione di documenti, e ha definito «indegno» l'accostamento del cardinale statunitense Law con la vicenda del rapimento di Emanuela Orlandi. «Ormai devo costantemente smentire le notizie che appaiono sulla stampa, alcune delle quali veramente infondate e non plausibili».
Paolo Gabriele, che domenica scorsa è uscito dalla cella accompagnato a messa da due agenti della gendarmeria vaticana, può essere ancora trattenuto in custodia cautelare per un totale di 50 giorni a partire dal suo arresto. «Questo termine può essere prorogato di altri 50 se ritenuto necessario da chi sta svolgendo l’istruttoria», ha precisato il professor Paolo Papanti Pelletier, giudice vaticano. Il professore, ordinario di diritto civile all’università Tor Vergata di Roma, è uno dei tre giudici che sarà chiamato a svolgere la fase dibattimentale nel caso di rinvio a giudizio di Gabriele. Attualmente però non è coinvolto nel procedimento. Intervenendo in Sala Stampa vaticana, il professore ha spiegato che gli interrogatori non sono pubblici mentre lo sarà la fase del processo se Gabriele dovesse essere rinviato a giudizio. A differenza del diritto vigente in Italia, il “maggiordomo” è già imputato dal momento in cui gli è stato contestato il reato di furto aggravato e non dal momento dell'eventuale rinvio a giudizio. Per il reato in questione Gabriele rischia una pena da uno a sei anni se viene riconosciuta la sola aggravante del furto commesso da parte di persona che frequenta abitualmente la casa del derubato e gode della sua stima. Se invece venisse riconosciuta anche la seconda aggravante e cioè quella di aver agito insieme ad altre persone, rischia da due a otto anni. In ogni caso in qualunque momento, anche prima della conclusione del processo il Papa potrebbe intervenire con un atto di clemenza, «anche se il perdono del Papa», ha sottolineato il professor Papanti Pelletier, «di solito viene dato dopo la sentenza».
La durata media dei processi penali in Vaticano, esclusa la fase istruttoria, è di due anni e mezzo. Intanto le funzioni che erano di Paolo Gabriele, sono passate a Sandro Mariotti, «persona pronta, disponibile e ben inserita nell’ambiente», ha dichiarato padre Lombardi. «Mariotti è stato accanto al Papa anche nell’incontro di Milano se pur non ancora investito formalmente dell’incarico».
Annachiara Valle