25/01/2011
Appuntamento in piazza Montecitorio, a Roma, il 26 gennaio, dalle 11,30 alle 13,30: per Asia Bibi e per i tanti altri come lei, tutti vittime, in Pakistan, dell'iniqua legge sulla blasfemia e dell'uso strumentale che ne viene fatto. La manifestazione è stata voluta da politici di entrambi gli schieramenti, da associazioni e da realtà di diversa appartenenza culturale e religiosa (cristiani, ebrei, sikh, musulmani moderati). «Al presidente del Pakistan, Zardari, chiediamo la grazia per Asia Bibi, l'abolizione della legge sulla blasfemia e il rispetto della libertà religiosa, della dignità e dei diritti di ciascun cittadino del Pakistan, a qualunque religione appartenga», spiegano i promotori.
Sono tanti coloro che hanno preso a cuore il caso di Asia Bibi, la donna cristiana, 45 anni, madre di cinque figli, condannata a morte in Pakistan a causa della legge sulla blasfemia. Queste norme sono state varata nel 1986 dal regime militare e sono state formulate in modo da prestarsi a qualsiasi tipo di abuso ed arbitrio. Dal 1986 ad oggi, la legge, che prevede tra l'altro la possibilità di condanne anche molto gravi senza l'onere della prova per chi accusa, ha causato l'incriminazione di 993 persone, tra cui 479 musulmani, 340 ahmadi (una setta musulmana non riconosciuta dal governo), 119 cristiani, 14 indù e 10 di altre religioni.
Dal Pakistan, sostegno alla manifestazione è stato espresso da Peter Jacob, Segretario esecutivo della Commissione ''Giustizia e pace'' della Conferenza episcopale pakistana. «Accogliamo con soddisfazione e speranza l'impegno dell'Italia per la salvezza di Asia Bibi e per l'abolizione della legge sulla blasfemia», ha detto Jacobs all'Agenzia Fides. «Quello della società civile italiana», ha aggiunto, «è un esempio unico di un Paese che si mostra vicino ai problemi del popolo pakistano. Già gli interventi del Santo Padre Benedetto XVI, del Ministro degli Esteri italiano e la recente risoluzione del Parlamento Europeo, hanno aiutato a calamitare l'attenzione internazionale sul caso di Asia Bibi. Ci aspettiamo che la manifestazione del 26 gennaio possa servire a sensibilizzare ulteriormente: è una questione che tocca i diritti umani, la costruzione della democrazia, e il futuro comune dell'umanità. Speriamo che questo movimento possa essere d'esempio in altri paesi e che si faccia sentire il sostegno alla società civile del Pakistan, per contrastare quelle forze che cercano di polarizzare la società».
Proseguono, intanto, le campagne di mobilitazione della società civile per Asia Bibi. Molto attiva quella dell'agenzia di stampa Asianews. Per sostenerla si può inviare un messaggio all'indirizzo e-mail: salviamoasiabibi@asianews.it o si possono spedire direttamente i messaggi all’indirizzo del presidente pakistano: publicmail@president.gov.pk.
Alberto Chiara